Poco più di due settimane all'avvio della fase 2, ma la situazione piemontese preoccupa ancora
Ieri la nostra regione ha fatto registrare il tasso di crescita più alto d'Italia. Intanto Cirio si muove per rendere le mascherine obbligatorie per tuttiAl 3 maggio, data indicata dal Governo per l’avvio della fase 2, mancano poco più di due settimane, ma la situazione piemontese preoccupa ancora. Il diffondersi dell’epidemia di Coronavirus nelle case di riposo, il caso dei tamponi fatti e perduti nel nulla, le mail sui casi sospetti inviate e mai ricevute dall’Unità di Crisi oltreché una curva dei contagi che ha difficoltà a invertire la rotta. Tanti i motivi di apprensione sul Piemonte, tantopiù che ieri la nostra regione ha fatto registrare il tasso di crescita del contagio più alto d’Italia (3%) e i morti hanno superato quota 2 mila.
L’argomento che tiene banco sui media in queste ore è il caso delle cosiddette ‘Rsa’, le Residenze sanitarie assistenziali, divenute epicentri di contagio. Nel pomeriggio di ieri, mercoledì 15 aprile, l’assessore alla Sanità Luigi Icardi ha convocato una conferenza per dire che i problemi riguardano solamente il 10% delle strutture, ma i casi emersi nel corso della giornata (vedi Sanfront) fanno sorgere dubbi sulla reale dimensione del problema, che comunque parla chiaramente attraverso i numeri diffusi ieri pomeriggio: sono 252 i morti per Coronavirus nelle Rsa piemontesi. Dato incompleto e aggiornato soltanto fino al 31 marzo, dunque destinato a salire vertiginosamente.
Toccherà alla magistratura stabilire se ci sono responsabilità o meno: per il momento l’unica struttura su cui l’autorità giudiziaria ha messo la lente d’ingrandimento è la casa di riposo di Villanova Mondovì, teatro di una delle emergenze più significative del Cuneese, ma non sono escluse altre indagini. D’altronde tra gli occupanti delle case di riposo già testate è risultato contagiato il 40% del personale sanitario e il 30% degli ospiti. Il monitoraggio attraverso i test, per ora, ha coinvolto solo la metà delle Rsa presenti in Piemonte. Gli inquirenti dovranno accertare se ci sono delle responsabilità nell’emorragia di morti. La possibilità che l’inchiesta si allarghi e coinvolga anche strutture pubbliche è concreta: i pazienti covid da qualche parte dovranno pur essere arrivati.
La situazione delle case di riposo non è l’unica che lascia in apprensione, ma l’appuntamento dato nel pomeriggio di ieri ai giornalisti sulla piattaforma Cisco non è servito un granché a chiarire i punti oscuri sulla gestione dell’emergenza, in quanto tutte le domande non inerenti alle Rsa sono state rispedite al mittente. A dirla tutta anche quando incalzati sull’argomento a scelta alcuni ‘tecnici’ dell’Unità di Crisi hanno manifestato una certa insofferenza agli approfondimenti.
Intanto la Regione ha annunciato di avere ‘pronto’ l’acquisto di 5 milioni di mascherine lavabili per tutti i piemontesi. “Prima di rendere le mascherine obbligatorie era, infatti, fondamentale poterle garantire a tutti, ancor più in vista della fase di ripartenza" ha detto il governatore Alberto Cirio. Un modo come un altro per annunciare che nella fase 2 i dispositivi di protezione saranno obbligatori per tutti e anche per ‘smarcarsi’ dall’accusa di subalternità al suo omologo Attilio Fontana, che invece non si è preoccupato di fornire i lombardi dei dpi, lasciando ai singoli cittadini la responsabilità dell’approvvigionamento.
La possibilità che nelle otto province piemontesi il lockdown venga prorogato anche oltre il 3 maggio non è utopia. La linea dura decisa da Cirio su librerie e negozi di abbigliamento per bambini, nonostante il via libera del Governo, la dice lunga su quella che è la situazione in Piemonte. È possibile che qualcosa tra le attività produttive venga riaperto, ma andandoci con i piedi di piombo. Il tutto fermo restando che la normalità non potrà prescindere dalla convivenza forzata con il virus. Nonostante i grafici siano in fase calante, i numeri spaventano ancora.
Samuele Mattio
CUNEO Regione Piemonte - coronavirus - mascherine obbligatorie