Presentato il libro di Cerutti 'Grande Guerra: il fronte interno a Cuneo'
L'evento che ha visto protagonista l'ex presidente del Consiglio comunale si è svolto nel tardo pomeriggio di ieri, giovedì 22 novembre
Il professor Giovanni Cerutti, storico cittadino dalle ricerche attente, microstoriche, dai toni gentili e pacati, infarciti di pennellate ironiche, con la sua voce forte e ferma nel microfono, ha presentato il suo più recente volume edito da «Primalpe», «Il Fronte Interno – Cronaca di Cuneo nella Prima Guerra Mondiale», prezzo di copertina 15 euro, nella sala di via Bono 5, giovedì 22 novembre, nel tardo pomeriggio.
Il locale era gremito al limite della quarantina di posti a disposizione. Nessuno mancava dei locali appassionati di ricerche storiche. Si è aiutato con immagini, delle quali ha infarcito anche le duecentoquaranta pagine della pubblicazione, con una divisione in capitoli, uno per anno (di una guerra durissima, durata, per l’Italia, tre anni e mezzo, che sol possono sembrare pochi), ma, anche, in tanti brevi «sottocapitoli», tutti intensi e leggibilissimi, con precisione indicati nel lungo indice.
La capillare ricerca ha vissuto di documentazioni comunali, di manifesti ed editti, ordinanze, delibere, lapidi, ma anche degli scritti di periodici locali dell’epoca, come «Lo Stendardo» (l’unico a difendere Papa Benedetto XV, allora pontificante, quando fece il famoso appello, nel 1917, a por fine alla «inutile strage»), «La Sentinella delle Alpi», il «Corriere Subalpino».
Cuneo è città lontana dal fronte, ma le notizie arrivavano, a volte ottimiste, a volte preoccupanti: dalle costosissime offensive italiane sul Carso, alle controffensive austro-ungariche, appoggiate dai tedeschi, «spedizioni punitive» contro gli «alleati traditori», culminate con lo «sfondamento di Caporetto», ed una avanzata di centocinquanta chilometri, in tutto il Friuli, alla resistenza sul Piave, anche di fronte all’ultimo attacco austriaco dell’estate 1918, alla vittoria finale di Vittorio Veneto, con un avversario che si stava disgregando sia come impero multinazionale che come relativo esercito.
Il capoluogo della «Granda» ha stazione, è punto di passaggio sia di truppe alleate francesi, inglesi ed americane verso oriente, il Friuli, che di quelle italiane verso il fronte franco-tedesco (furono inviati circa cinquantacinquemila uomini, tra cui lo scrittore e giornalista Curzio Malaparte, giovanissimo, che combattè a Bligny, dove scrisse la bellissima poesia «I morti di Bligny giocano a carte»). Si celebrano le «feste nazionali» dei Paesi alleati e si ospitano profughi fuggiti di fronte all’avanzata degli «Imperi Centrali» (la guerra li travolgerà insieme a quelli russo e turco-ottomano).
Il Consiglio comunale, sindaco Luigi Fresia in testa, deve occuparsi di tutto, incluso l’acquisto di petrolio, legno e bovini da macello, oltre che della «ordinaria amministrazione», tipo la gestione di mercati e fiere. A vendere le copie e, finalmente, «chiudere la porta» era il Direttore del settimanale, ed editore. Ringraziano tutti, un soddisfatto Cerutti, prima di darsi da fare a vergare le tante dediche, ha annunciato nuova prossima opera, uno «stradario» di Cuneo, edito da «Primalpe», come tutte le sue ricerche.
Il locale era gremito al limite della quarantina di posti a disposizione. Nessuno mancava dei locali appassionati di ricerche storiche. Si è aiutato con immagini, delle quali ha infarcito anche le duecentoquaranta pagine della pubblicazione, con una divisione in capitoli, uno per anno (di una guerra durissima, durata, per l’Italia, tre anni e mezzo, che sol possono sembrare pochi), ma, anche, in tanti brevi «sottocapitoli», tutti intensi e leggibilissimi, con precisione indicati nel lungo indice.
La capillare ricerca ha vissuto di documentazioni comunali, di manifesti ed editti, ordinanze, delibere, lapidi, ma anche degli scritti di periodici locali dell’epoca, come «Lo Stendardo» (l’unico a difendere Papa Benedetto XV, allora pontificante, quando fece il famoso appello, nel 1917, a por fine alla «inutile strage»), «La Sentinella delle Alpi», il «Corriere Subalpino».
Cuneo è città lontana dal fronte, ma le notizie arrivavano, a volte ottimiste, a volte preoccupanti: dalle costosissime offensive italiane sul Carso, alle controffensive austro-ungariche, appoggiate dai tedeschi, «spedizioni punitive» contro gli «alleati traditori», culminate con lo «sfondamento di Caporetto», ed una avanzata di centocinquanta chilometri, in tutto il Friuli, alla resistenza sul Piave, anche di fronte all’ultimo attacco austriaco dell’estate 1918, alla vittoria finale di Vittorio Veneto, con un avversario che si stava disgregando sia come impero multinazionale che come relativo esercito.
Il capoluogo della «Granda» ha stazione, è punto di passaggio sia di truppe alleate francesi, inglesi ed americane verso oriente, il Friuli, che di quelle italiane verso il fronte franco-tedesco (furono inviati circa cinquantacinquemila uomini, tra cui lo scrittore e giornalista Curzio Malaparte, giovanissimo, che combattè a Bligny, dove scrisse la bellissima poesia «I morti di Bligny giocano a carte»). Si celebrano le «feste nazionali» dei Paesi alleati e si ospitano profughi fuggiti di fronte all’avanzata degli «Imperi Centrali» (la guerra li travolgerà insieme a quelli russo e turco-ottomano).
Il Consiglio comunale, sindaco Luigi Fresia in testa, deve occuparsi di tutto, incluso l’acquisto di petrolio, legno e bovini da macello, oltre che della «ordinaria amministrazione», tipo la gestione di mercati e fiere. A vendere le copie e, finalmente, «chiudere la porta» era il Direttore del settimanale, ed editore. Ringraziano tutti, un soddisfatto Cerutti, prima di darsi da fare a vergare le tante dediche, ha annunciato nuova prossima opera, uno «stradario» di Cuneo, edito da «Primalpe», come tutte le sue ricerche.
r.c.
CUNEO Giovanni Cerutti - Grande guerra - Primalpe - pubblicazione - Fronte interno - Ricerche storiche