Quando il saggio indica il cambiamento climatico lo stolto guarda la vernice
In un gennaio che sembra aprile, invece che sulla catastrofe climatica in atto l'indignazione pubblica si concentra sugli attivisti arrestati a Palazzo Madama (dove siedono anche i negazionisti del climate change)I blocchi stradali lungo il Grande Raccordo Anulare non erano il modo giusto di protestare, perchè così si complicava semplicemente la vita di migliaia di persone comuni che stavano andando a lavorare. Nemmeno la vernice sulle opere d’arte lo era, perchè imbrattare i simboli della nostra cultura era un oltraggio inaccettabile. In tanti, negli ultimi mesi, hanno accusato gli attivisti per il clima di “scarsa mira”: gli obiettivi delle loro proteste erano sbagliati, il dito andava puntato verso chi (non) prende le decisioni che effettivamente possono avere effetti a medio e lungo termine sui cambiamenti climatici. Ieri, così, cinque ambientalisti del gruppo “Ultima Generazione” hanno preso di mira la facciata di Palazzo Madama, sede del Senato, imbrattandola con vernice (lavabile) prima di venire fermati dai Carabinieri. Portati in Questura, in tre sono stati arrestati e secondo quanto riportato dal Corriere della Sera verranno processati per direttissima per danneggiamento aggravato (rischiano da uno a cinque anni di reclusione), altri due sono stati denunciati.
Al di là del giudizio su provvedimenti così insolitamente tempestivi, pesanti e perentori per gesti che in fin dei conti non hanno arrecato danni né alle cose e né tantomeno alle persone, colpisce l’ondata di feroce indignazione che ha provocato l’azione di ieri, non dissimile da quelle che avevano seguito le prime proteste. Una condanna quasi unanime da parte della politica, della carta stampata e dell’opinione pubblica, con toni anche esageratamente duri. Un esempio su tutti: il Tg1 ha deciso addirittura di non mandare in onda le immagini degli attivisti “all’opera”, per sottolineare - ha spiegato in diretta l’inviato a Palazzo Madama - “come questo tipo di proteste non possa essere accettabile”. Una censura netta difficilmente comprensibile, anche in considerazione di ciò che invece va regolarmente in onda ogni giorno senza limitazioni. E poi, ditecelo voi una volta per tutte quale tipo di protesta può essere considerata accettabile, verrebbe da dire riprendendo i concetti espressi in apertura.
L’impressione è che ci sia una sproporzione evidente tra l’esagerata indignazione per l’azione di ieri e quella - che dovrebbe esserci e invece non c’è - per le situazioni che hanno generato le citate proteste. Quando il saggio indica il cambiamento climatico lo stolto guarda la vernice, si potrebbe dire parafrasando un noto proverbio. Tutto questo malgrado il cambiamento climatico sia ormai innegabile, ben chiaro sotto gli occhi di tutti. Cambiamenti climatici che, è bene sottolinearlo, esistono e si ripetono ciclicamente da millenni, ma che mai prima d’ora avevano assunto un’evoluzione così repentina. E l’influenza delle attività umane su questa tendenza è anch’essa innegabile.
Basta osservare i valori delle temperature registrati nelle stazioni di Arpa Piemonte negli ultimi giorni anche nella nostra provincia per rendersi conto di quanto il tema sia attuale e vicino a noi. Quelle del Colle della Lombarda e della Rocca dell’Abisso, rispettivamente 2.305 e 2.753 metri, tra il 31 dicembre e il 2 gennaio non sono mai scese sotto gli zero gradi. A Bellino, San Bernolfo, Palanfrè e Limone Pancani, quote comprese tra i 1.600 e i 1.800 metri, si sono superati i 10 gradi. E i 10 gradi sono stati toccati anche dalla stazione di rilevamento della Diga del Chiotas, 2.020 metri in alta valle Gesso. E ancora, durante il fine settimana di Natale sull’arco alpino piemontese lo zero termico ha superato quota 4 mila metri, con il deterioramento del manto nevoso e le conseguenze sia a breve che medio-lungo termine, per l’attività degli impianti sciistici e per le riserve idriche in vista dei mesi estivi. Anche nel resto dell’Europa la situazione è analoga, con record del periodo abbattuti in diverse zone: in Germania punte di 19 gradi, 21 in Francia, addirittura 25 nella Spagna settentrionale. Valori che sarebbero anomali anche ad aprile, figuriamoci a inizio gennaio.
Insomma, abbiamo un problema. Un problema enorme, che dovrebbe allarmarci ben di più di quanto possa fare qualche macchia di vernice sulle mura di un palazzo. Un palazzo che peraltro non è stato scelto a caso. Proprio sui banchi di Palazzo Madama, infatti, siedono diversi negazionisti dei cambiamenti climatici (su tutti Lucio Malan di Fratelli d’Italia, più volte segnalatosi per le sue strampalate uscite sull’argomento). Insomma, i posti di chi avrebbe il potere per promuovere politiche virtuose in tema di climate change sono occupati (anche) da persone che non solo non hanno alcuna intenzione di affrontare il problema, ma che addirittura lo negano, malgrado - come detto - le evidenze siano sotto gli occhi di tutti. E anche questo dovrebbe preoccuparci e scandalizzarci molto di più rispetto a qualche chiazza di vernice che potrà tranquillamente essere lavata via.
Le scelte sono due. Possiamo guardare il dito, quella vernice sulle mura di Palazzo Madama, indignandoci, chiedendo pene severe e sentendoci dalla parte del giusto. Oppure possiamo accorgerci di quella luna che queste proteste cercano di indicarci, chiedendo a gran voce che chi ha il potere di incidere inizi per davvero a fare qualcosa. Perchè quella luna ci sta cadendo addosso: e quando cadrà, travolgendo anche chi si è limitato a guardare il dito, sarà troppo tardi per intervenire. Ammesso che già oggi il tempo non sia scaduto.
Andrea Dalmasso
CUNEO clima - Palazzo Madama