Rapporto Cuneo, la Granda traina la crescita. Meno imprese, ma più strutturate
Sono 263mila gli occupati, pari al 70,3%: dieci punti in più della media italiana. Ma su lavoro e imprenditorialità femminile resta qualche ombraIl 2022 è stato l’anno in cui Cuneo ha recuperato quanto aveva perso in pandemia: a testimoniarlo i dati del Rapporto Cuneo 2023 della Camera di Commercio, presentati stamani al Rondò dei Talenti.
In termini di valore aggiunto nell’anno passato si registra una crescita pari al 6,9% sul 2021: Cuneo con i suoi 21,5 miliardi di euro “pesa” per il 14,7% della ricchezza regionale e circa l’1% di quella nazionale. La provincia è la prima in Piemonte in termini di valore aggiunto per abitante, anticipando per il secondo anno consecutivo il capoluogo Torino. Gli occupati sono 263mila, in crescita dello 0,7% rispetto al 2021. Il tasso di occupazione, pari al 70,3%, è di sette punti esatti più alto di quello regionale e di quasi dieci punti superiore a quello nazionale: un record “macchiato” solo dal 12,6% di distanza tra l’occupazione maschile e quella femminile. Anche la disoccupazione, al 3,7%, si mantiene su livelli giudicati fisiologici. Unica criticità è la persistente difficoltà a reperire personale, più di quanto non accada nel resto della regione: denunciano problemi su questo fronte il 45,7% delle aziende.
A livello di settore il mondo agricolo, in particolare, conferma la propria specificità: nella Granda questo ambito vale il 4,9% del valore aggiunto, contro una media regionale dell’1,7%. Le realtà industriali sono circa 80.800, tra di esse le imprese femminili sono 14.660 (in flessione) e quelle giovanili 5.996, in linea - percentualmente - con le medie nazionali. Più basso rispetto a queste è il numero delle imprese straniere, che però registrano un tasso di natalità molto alto (+17,7%) e una mortalità in linea con le altre. Nell’illustrare queste tendenze Sarah Bovini, analista dell’Ufficio studi e statistica di Unioncamere Piemonte, osserva: “Il tessuto produttivo si è un po’ ‘asciugato’ nel corso degli anni: il peso di Cuneo è sceso dal 22esimo posto per sedi di impresa registrate nel 2010 al 28esimo nel 2022. Sono però imprese più strutturate. Il tasso di sopravvivenza è decisamente buono, migliore rispetto a quello regionale”.
A riprova di questo il fatto che a crescere di più siano oggi le società di capitale. In termini di tassi di variazione l’agricoltura ha avuto una flessione così come il commercio, in positivo costruzioni e servizi. Nel manifatturiero Cuneo è cresciuta del 2,4%, un andamento leggermente inferiore rispetto alla media piemontese. Positivi però tutti i dati su ordinativi, fatturato, produzione assicurata in settimane e grado di utilizzo degli impianti, quest’ultimo superiore al livello regionale. Il metalmeccanico traina la crescita, in controtendenza il settore tessile che è andato invece molto bene in regione. Il turismo assume sempre maggiore importanza in provincia: vi operano circa 6mila imprese e le presenze nel 2022 hanno registrato l’afflusso di oltre 1,9 milioni di persone, in crescita del 30,1%. Questi risultati non sono ancora all’altezza di quelli prepandemici, malgrado siano cresciuti gli arrivi: “Vengono più turisti, ma restano meno giorni. È ciò su cui bisogna lavorare” sintetizza Bovini. Nel dettaglio, il territorio dell’Atl del Cuneese vede una netta prevalenza di italiani (72%), mentre nelle Langhe e Monferrato la fetta degli stranieri supera il 50%.
Bene, infine, il commercio estero: sono in crescita sia le importazioni (+18%) che le esportazioni (+7,1%). Il settore alimentare e bevande vale da solo il 38% del “made in Granda” all’estero, in flessione gli articoli in gomma e i prodotti agricoli. Rispetto alla media piemontese Cuneo si rivolge di più ai Paesi Ue, ma è in crescita lo scambio con quelli extra Ue: importanti, sotto questo profilo, i dati di Stati Uniti e Regno Unito, principali mercati oltre l’ambito comunitario. “La componente estera è ancora più rilevante per Cuneo, stabilmente superiore a quella rilevata in Italia e in Piemonte” osserva a questo proposito Livia Simongini, specialista di strategie industriali di Prometeia. Il 42% dell’export si concentra nell’agroalimentare, il 17,4% nel settore auto e moto, il 13% nella meccanica e il 10,2% negli altri beni intermedi: tra i mercati più in espansione quello polacco, che oggi vale il 5,2% del commercio estero cuneese.
Nel 2023, sottolinea Simongini, “Cuneo secondo le stime dovrebbe crescere qualche decimo di punto in meno, rispetto alla media nazionale e regionale”: a pesare su questa flessione lo stato del comparto agricolo. Attesa, per contro, una crescita del valore aggiunto più sostenuta rispetto al dato regionale negli anni successivi. La Granda per ora si sta confermando al traino della crescita nei settori favoriti dal PNRR (elettrotecnica, elettronica, meccanica, autoveicoli e moto), all’estremo opposto i prodotti legati alla casa e all’edilizia residenziale: “Commercio e turismo nei servizi, alimentare, elettromeccanica e gomma plastica nel manifatturiero sono i settori che sosterranno di più l’occupazione nei prossimi anni”. In termini occupazionali, sono sempre più ricercate le professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione, in particolare gli specialisti ICT che si occupano di automazione e digitalizzazione dei processi.
Andrea Cascioli
CUNEO cuneo - lavoro - economia - imprese - Camera di Commercio - Sarah Bovini - Livia Simongini