Residenti contro la movida, altro round. Avviso a quattro locali di Cuneo: “Fate meno rumore”
Destinatari delle doglianze sono il bar 800, l’Infernotto, il La Reina di via Pellico e il NUoVO: “Se i clienti eccedono, chiamate la polizia” suggerisce l’avvocatoQuesta non è una guerra e lui non vuole passare per un castigamatti, tant’è che l’etichetta di “avvocato anti-movida” affibbiatagli dai giornali gli va stretta. Sta di fatto che l’avvocato Claudio Massa è di nuovo sulle barricate per un possibile contenzioso che riguarda quattro locali di Cuneo: il bar 800 e l’Infernotto Yum Pub di via Roma, il bistrot La Reina (ex Chicken King Latino’s) di via Silvio Pellico e anche il NUoVO, ovvero il centro sportivo e culturale che da due mesi appena ha aperto negli spazi del fu Nuvolari.
“Se fossimo nel settore tributario, lo definiremmo un avviso bonario” spiega il legale, descrivendo il senso della lettera che ha inviato a ciascuno dei quattro locali su mandato di altrettanti gruppi di residenti infastiditi. Ciò significa che l’intenzione non è quella di arrivare nelle aule di tribunale, posto che un accordo si riesca a trovarlo. Lui si dice convinto di sì, forte anche della sua esperienza personale: “Nel caso che mi ha riguardato, dopo i contrasti con l’allora Avenida abbiamo trovato una coesistenza con le ultime tre gestioni: questo dimostra che gli esercenti, se vogliono, riescono a non infilare le dita negli occhi ai residenti”. Il “caso Avenida” sancì l’esordio di Massa in veste di rappresentante delle ragioni di chi preferisce un sonno ristoratore a una birra in compagnia: dopo ci sono state le cause contro la Birrovia, il Nuvolari, l’Osteria dei Colori, il Lucertolo’s e gli Ex Lavatoi. Tutte vinte, perché l’attuale normativa parla chiaro.
Ma cosa dovrebbe fare chi lavora, per non trovarsi chiamato a rispondere di eventuali eccessi della clientela? “Un conto è il rumore ‘antropico’ degli avventori, un altro i livelli sonori che sono nel pieno dominio di chi gestisce la somministrazione” risponde l’avvocato. Ovvero? “A volte, oltre alla cartellonistica, basta un intervento più attivo degli esercenti: la Cassazione impone che facciano intervenire la forza pubblica. Capisco che sotto il profilo del marketing sia poco produttivo, ma anche l’ultima sentenza dei supremi giudici dà assoluta prevalenza al diritto al riposo notturno”. Insomma, avvisi e buttafuori in certi casi non bastano: se i clienti fanno casino, l’unico modo per tutelarsi è chiamare la polizia e mettersi l’animo in pace se qualche avventore se ne avrà a male. Certo, più facile a dirsi che a farsi e resta da capire quale sia il limite di tollerabilità: qui si scoperchia un vaso di Pandora. A Torino, dove la stangata ha colpito non solo i locali di San Salvario ma il Comune (1,2 milioni di risarcimenti da pagare ai residenti per una sorta di “omessa vigilanza” sui rumori notturni), l’amministrazione è corsa ai ripari approvando un nuovo regolamento. Con effetti che qualcuno ritiene paradossali, perché la “previsione di impatto acustico” imposta ai locali sarà parametrata sul rumore di fondo dei quartieri: in altre parole, più c’è rumore, più la tolleranza sarà ampia, e viceversa.
Un’assurdità? Non tanto, argomenta Massa: “Il limite differenziale previsto dalla legge del 1995 vede comunque come punto di partenza il rumore di fondo già esistente, a prescindere dall’apertura dei locali. È chiaro che ci sono zone ‘disgraziate’ dove il rumore di fondo è già elevato”. Un conto è via Roma, un altro è un quartiere residenziale come il San Paolo, potremmo dire. Eppure è proprio in via Roma che le misurazioni fonometriche commissionate dai residenti hanno dato risultati fuori norma: “Superavano di parecchio i dati e sono state fatte misurazioni durante tutta la giornata: in alcuni casi, anche i limiti diurni venivano superati”. Tra chi protesta per il rumore proveniente dai due locali nell’area del Duomo, aggiunge il legale, c’è perfino un condominio della non vicinissima via Caraglio: “Per l’Infernotto ero intervenuto già nel 2019. Poi i residenti hanno desistito, ma qualcuno ha anche cambiato casa”.
Quanto al NUoVO, sorge un’ovvia obiezione: hanno aperto ieri, possibile che ci sia già chi si lamenta? “È una segnalazione che arriva da una decina di persone. I gestori mi hanno risposto in modo molto cortese, convenivano sull’inopportunità di dar vita ad azioni legali e assicuravano che avrebbero tenuto in conto la lamentela. Ma da quanto mi dicono, nulla è cambiato”. Ben diversi pregressi in via Silvio Pellico, dove c’è già una causa in corso contro gli ex gestori dello stesso locale latinoamericano ora oggetto di nuove proteste: “Le cose andavano decisamente meglio, subito dopo il cambio di gestione, adesso c’è stata una recrudescenza di attività sonora”. Il problema, aggiunge Massa, riguarda anche il dehors del vicino bar Mirela che riceverà nei prossimi giorni un analogo “avviso bonario”.
Dal municipio, per ora, non giungono novità. Due anni fa il capogruppo del Pd Carmelo Noto aveva suggerito di tirarsi fuori da questo cul-de-sac con un espediente: o tarando le misurazioni nel centro storico sul rumore di fondo di piazza Galimberti, o valutando l’eliminazione della Ztl notturna. Perché il problema, fa notare il consigliere, è che dove si parte da “zero rumore” ogni minimo scostamento diventa passibile di sanzione: “La mia era una provocazione e so che le misurazioni fonometriche vanno comunque effettuate in loco. Ma bisogna ragionare nell’ottica di un do ut des: la Ztl notturna annulla il chiasso delle auto e assicura i parcheggi, in cambio però serve un po’ di tolleranza da parte dei residenti”. Anche perché, aggiunge, “se vogliamo che i nostri ragazzi stiano in città e non prendano la macchina bisogna essere tolleranti, non è possibile che ogni locale viva con la spada di Damocle del ricorso. Se in frazione ci regolassimo come si fa in centro, non si potrebbe organizzare nessun evento serale”. In ottica di contrasto al degrado, poi, va considerato che “la clientela ‘normale’ dei locali tiene lontani altri problemi: evitiamo che certe zone diventino ritrovi di alcolizzati o aree franche per lo spaccio”.
Si può sperare che esercenti e residenti si diano la mano, insomma? Massa dice di sì: “Il segreto sta nel riuscire a trovare un punto d’incontro che magari scontenti un po’ tutti: con i residenti che fino a una certa ora accettano di sopportare, ma sanno che dopo riusciranno a prendere sonno”.
Andrea Cascioli
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