“Ripensare il turismo invernale? Possibile, ma serve un’analisi che tenga conto di più di una stagione"
Roberto Gosso, presidente di Cuneo Neve, replica al comunicato della Provincia sulle conseguenze del "climate change". Sulla questione energetica: "Stiamo facendo quanto necessario per diventare sempre più sostenibili"“Ripensare il turismo invernale? Non si può escludere, ma occorre un’analisi accurata che tenga conto di un arco temporale più ampio di una stagione. Pensiamo alle precipitazioni di due anni fa, in cui gli impianti sono rimasti innevati per tutto l’inverno. Una stagione purtroppo disastrosa che molti ricorderanno, perché a causa dell’emergenza sanitaria tutte le stazioni erano rimaste chiuse. È vero che si stanno creando dei microclimi, in cui i parametri atmosferici medi differiscono in modo caratteristico e significativo da quelli delle zone circostanti a causa di peculiarità ambientali, ma è presto per parlare di una vera e propria tendenza ed è necessaria un’ampia e ponderata riflessione prima di trarre conclusioni”. A parlare è Roberto Gosso, presidente di Cuneo Neve, associazione che riunisce tutte le stazioni sciistiche della provincia. Il tema è quello del cambiamento climatico, che secondo molti avrà ripercussioni pesanti su un settore, quello degli impianti sciistici, che rappresenta uno dei pilastri del turismo della Granda.
L’ultimo intervento sulla questione, in ordine di tempo, è stato quello della Provincia, con i suoi consiglieri con delega alla Montagna, Silvano Dovetta, e allo Sport, Pietro Danna. “Non si tratta di dimenticare il ruolo fondamentale che lo sci da discesa ha avuto e ha per le nostre valli ma di valutare le cose in base ai dati che abbiamo a disposizione e al clima di questi anni. Le precipitazioni nevose sono sempre più scarse e sempre più spostate verso la fine dell’inverno: ormai questa è una costante nelle nostre valli e non possiamo fare finta di niente. L’innevamento artificiale ha costi di gestione talmente alti da risultare spesso non alla portata delle tante stazioni sciistiche del territorio. Ma anche quando si riesce ad attivarlo, le temperature elevate lo rendono così effimero da risultare spesso poco sostenibile non solo dal punto di vista meramente economico, ma anche da quello ambientale, al quale pur dobbiamo pensare”, questo uno stralcio delle dichiarazioni alle quali lo stesso Gosso fa riferimento.
“Per quanto riguarda la neve tecnica, - prosegue il presidente di Cuneo Neve nella sua replica - i costi energetici dell’innevamento programmato sono stati considerati in uno studio sulla ‘carbon footprint’ di una stazione sciistica insieme alle altre principali voci di consumo energetico, ovvero gli impianti di risalita e la battitura delle piste. È uno studio realizzato da un team di ricerca guidato dal prof. Alessandro Casasso (Politecnico di Torino) in un progetto transfrontaliero della Camera di Commercio, il PITER Alpimed, che ha coinvolto Cuneo Neve. Per quanto concerne lo studio sull’innevamento artificiale, si calcola che una stazione con 50 chilometri di piste utilizzi 200 mila metri cubi d’acqua all’anno e consumi 500 megawattora per la neve tecnica. Un metro cubo di neve tecnica contiene 400-450 litri d’acqua ma quest’acqua non può essere considerata come ‘consumata’: viene infatti immagazzinata come neve e si scioglierà in primavera, alimentando torrenti e falde acquifere. I bacini per l’innevamento programmato, poi, possono avere anche altri utilizzi, ad esempio antincendio”. Altri esempi? Prosegue Gosso: “Grazie allo studio del Politecnico, stiamo mettendo in pratica tutti gli accorgimenti necessari per diventare sempre più sostenibili. Prendiamo ancora in considerazione una stazione sciistica con 50 km di piste. Consuma mediamente 125 mila litri di gasolio all’anno: con un sistema GPS-GNSS montato sui mezzi battipista se ne possono risparmiarne 25 mila conoscendo in tempo reale qual è lo spessore di manto nevoso sotto il mezzo. Ridurre del 20% la velocità su una seggiovia da 400 kW fuori dai weekend e dalle vacanze di Natale permette di risparmiare 46 megawattora, pari al 12% dei consumi di quell’impianto. Sono aspetti che abbiamo preso in considerazione e che ci permettono di incrementare l’efficienza energetica dei nostri impianti”.
Insomma, secondo il presidente di Cuneo Neve il potenziamento e il miglioramento dei sistemi di innevamento programmato aumentano la possibilità di sfruttare meglio le “finestre temporali” di freddo durante le quali i cannoni lavorano in modo più efficiente: “Ciò permette di ridurre i consumi energetici e di superare meglio gli inverni con scarso innevamento. Cuneo Neve vuole continuare a sostenere tutta la filiera della neve, l’indotto e le attività di montagna che grazie al turismo vivono sia d’estate che d’inverno".
a.d. - g.d.
CUNEO Cuneo Neve - roberto gosso