Sciopero dei metalmeccanici, a Cuneo la protesta si fa a “casa” di Confidustria
Un centinaio gli iscritti di Fiom, Fim e Uilm in presidio su corso Dante. Il settore impiega circa 50mila addetti in provinciaHanno scelto di ritrovarsi in presidio in un luogo simbolico, nei pressi della sede cuneese di Confindustria, gli aderenti ai sindacati Fiom, Fim e Uilm oggi in sciopero nella Granda.
Circa un centinaio i lavoratori metalmeccanici che hanno aderito all’iniziativa in mattinata. Lo sciopero di quattro ore indetto dalle sigle confederali è finalizzato a stimolare il governo nella ripresa della politica industriale: un obiettivo in vista del quale i sindacati chiedono la collaborazione delle associazioni datoriali. In provincia di Cuneo il settore metalmeccanico conta circa 50mila addetti, un terzo dei quali coinvolti nei comparti della siderurgia, automotive e impiantistica.
Tra le crisi che destano più apprensione c’è quella legata all’ex Ilva, oggi Acciaierie d’Italia, che ha a Racconigi uno dei suoi stabilimenti. I sindacati registrano “elevate adesioni delle lavoratrici e dei lavoratori allo sciopero in tutta la regione”, con punte tra l’70% e il 90% alla Rolfo, Manitowoc, Riva acciai, Valeo, Raicam e Mtm. I segretari generali piemontesi di Fim, Fiom e Uilm Tino Camerano, Valter Vergnano, Gianfranco Verdini dichiarano: “Siamo soddisfatti della riuscita dello sciopero unitario di oggi in Piemonte per fermare la deindustrializzazione del Paese. Il 70% dei tavoli di crisi aperti al ministero riguarda i metalmeccanici mentre sono a rischio oltre 50.000 posti di lavoro tra cui, in Piemonte, quelli dell’ex Ilva di Novi Ligure e della Lear di Grugliasco. Il governo deve agire aprendo il confronto con i lavoratori sulle politiche industriali a sostegno di una transizione ecologica, energetica e tecnologica socialmente sostenibile di cui vogliamo essere protagonisti. Troppe crisi industriali non trovano soluzione e da troppi anni non si vedono progetti concreti per la reindustrializzazione delle aree in crisi, per il sostegno ai settori strategici e alle filiere industriali in difficoltà come l’automotive che, soprattutto in Piemonte, ha perso aziende e migliaia di posti di lavoro. Servono ammortizzatori sociali per gestire la transizione e investimenti nella formazione scolastica e professionale. I metalmeccanici piemontesi oggi si mobilitano per il loro futuro e per il futuro industriale del Paese”.
Redazione
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