Se non ora quando Cuneo: “Anche nella costituzione italiana il diritto all’aborto”
L’associazione plaude all’arrivo in Italia della pillola abortiva e critica papa Francesco: “Paladino della nuova crociata contro le donne”Riceviamo e pubblichiamo:
RU 486 ci siamo, finalmente! Forse anche per le donne italiane sarà possibile scegliere se portare avanti una gravidanza o interromperla, come avviene già da decenni in Europa ed in molte altre parti del mondo. Così si potrà raggiungere il diritto fondamentale per decidere il proprio progetto di vita. In Francia il diritto all’aborto è stato inserito nella Costituzione. Dobbiamo ottenere che sia inserito nella Costituzione Italiana ed Europea. Questo sancirà il risultato di oltre un secolo di faticoso impegno di donne e uomini illuminati e di lotte contro l’oscurantismo e l’arretratezza socio culturale dei regimi patriarcali. Le donne hanno finalmente ottenuto che venisse riconosciuto tra i diritti civili quello di decidere della propria vita, per gestire il progetto della propria esistenza, superando pregiudizi e difficoltà anche nelle relazioni e nella società. Si tratta ancora di un lungo percorso, ma un grande ostacolo è stato rimosso.
Come per il divorzio, il fatto che la legge consenta l’esercizio di un diritto non significa obbligare qualcuno ad esercitarlo (nessuno è obbligato a divorziare, così come nessuna è obbligata ad abortire) ma in caso scegliesse di farlo potrà farlo legalmente, con le opportune tutele sanitarie, in piena libertà, senza condizionamenti da parte di terzi né di gruppi di pressione ideologicamente guidati e finalizzati a manipolare la capacità di scelta della donna. Il Consultorio Famigliare è una struttura pubblica, integrata nel Servizio Sanitario Nazionale e come tale è laico e non può né deve dare spazio a forme di pressione che possano ledere la libertà delle persone. Non si può consentire che in nome di un “credo” si possa violare la privacy ed il diritto di avvalersi di leggi dello Stato, poste a garanzia della persona.
È indispensabile che siano allontanati dai Consultori coloro - gruppi organizzati o singoli - che possano pregiudicare i diritti delle donne. I vari movimenti pro vita si impegnino contro la guerra e le sue atrocità o contro la povertà e le diseguaglianze, o per altre finalità che determinano sofferenze a tutta la collettività. Lunga e faticosa è stata la strada percorsa dalle donne per la loro libertà. Non dobbiamo tornare indietro né cadere nelle trappole ideologiche tendenti a riportarci in condizioni di isolamento e di subordinazione sociale, con tutte le conseguenze che ben conosciamo e che stiamo faticosamente combattendo. Solo se ciascuna di noi saprà e potrà decidere che cosa fare della propria vita vivrà in modo felice e responsabile, con ricaduta positiva su tutta la società: ci potrà essere una riduzione dei conflitti interpersonali e la realizzazione di una migliore armonia nelle relazioni in ogni ambito. Occorre uscire da schemi e condizionamenti e diventare consapevoli di sé ed in grado di progettare e gestire il progetto oggi e nel proprio futuro. Dobbiamo superare i condizionamenti culturali e gli stereotipi che rappresentano la donna e la sessualità sempre collegate alla finalità riproduttiva.
Donna vita libertà è il grido di battaglia che unisce tutte le donne vessate da chiese e regimi che vogliono negare loro la possibilità di scegliere e decidere per la propria vita. Questo assalto alla nostra vita ed ai nostri diritti umani oggi è condotto dall’integralismo religioso e trova Papa Francesco paladino della nuova crociata contro le donne. E non crediamo che esista un argine a questa deformazione mentale, espressione sempre del patriarcato, insulto all’etica del rispetto della persona. E non stupiamoci nel vedere i nuovi e vecchi fascisti salire insieme sui carri dell’integralismo, ancora una volta per una guerra contro le donne che attraversa i millenni ed i continenti, che tende ad estromettere la cultura ed il pensiero femminili dal contesto storico e dal presente, impedendo parità e partecipazione. Il G7 sarebbe potuta essere l’occasione per l’avvio di un cammino di civiltà e di pace. Se questo non sta avvenendo sarà ancora una volta per la lotta di potere che dai tempi antichi ad oggi si svolge per il possesso ed il controllo del corpo delle donne. Il negare il riconoscimento della loro capacità e responsabilità verso la propria vita è una palese violazione dei diritti umani.
Parte ora una nuova fase del nostro percorso, che ci trova su obbiettivi concreti come la realizzazione della parità di diritti enunciata nella Costituzione ma ancora molto lontana dalla piena realizzazione. Dobbiamo riprenderci i Consultori, la gratuità di contraccettivi, la disponibilità dei supporti farmacologici per realizzare in sicurezza il progetto di vita e di salute sessuale e riproduttiva scelto. Serve la rimozione degli stereotipi che ci rappresentano subordinate, relegate o confinate nella marginalità socio-economica, culturale e politica, per uno spazio evolutivo sempre più a nostra disposizione, dove non ci sia posto per barriere ideologiche né religiose o preconcette, in modo da poter vivere in pace e rispetto.
Se non ora quando? Cuneo
Redazione
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