Siccità, l'Arpa conferma: le ultime precipitazioni non bilanciano l'annus horribilis 2022
Il rapporto mensile pubblicato dall'agenzia. Portate dei fiumi fino al 70 per cento inferiori alla media, deficitaria anche la copertura nevosaIl mese di gennaio 2023 in Piemonte ha registrato precipitazioni al di sotto della norma climatica 1991-2020, con un deficit medio sostanzialmente uniforme sulla regione e quantificabile in circa 20 mm. Fanno eccezione le zone alpine occidentali al confine con la Francia ed alcune aree dell’alessandrino al confine con il Pavese, dove le piogge o le nevicate del mese sono state al di sopra della norma, seppur non di molto. È questo il quadro che emerge dal consueto rapporto mensile sulla situazione idrica regionale redatto da Arpa Piemonte.
Considerando che invece il mese di dicembre 2022 si era chiuso con un saldo positivo medio di pari valore, si osserva che a circa due terzi della stagione invernale 2022-2023 le precipitazioni solide e liquide registrate in regione risultano in linea con la climatologia degli inverni nel periodo di riferimento 1991-2020, anche se con alcune differenze sul territorio. Le zone alpine occidentali, infatti, grazie all’apporto delle nevicate invernali, mostrano anomalie complessive positive, seppur su valori non particolarmente importanti. D’altro canto, sono le zone pedemontane alpine agli sbocchi vallivi a mostrare, finora, una lieve anomalia negativa.
Estendendo lo sguardo a ritroso nel tempo, si vede come l’andamento delle precipitazioni medie mensili sul Piemonte negli ultimi 12 mesi fotografi bene lo scarso apporto alle risorse idriche regionali osservato nel 2022. Nell’ultimo anno, infatti, solo in due mensilità (agosto 2022 e dicembre 2022) le precipitazioni sono state sopra la media climatica mentre in sette casi su dodici sono state al limite o al di sotto del 25° percentile climatico (1991-2020). Da notare come i mesi invernali della stagione 2022-2023 si siano finora bilanciati e la stagione nel suo complesso sia praticamente in linea con la climatologia 1991-2020, almeno in termini di pioggia caduta.
L’indice SPI sulla scala dei 3 mesi (novembre-dicembre-gennaio) mostra come gran parte della regione si trovi in condizioni di normalità ma tendente alla lieve siccità, mentre le zone alpine e quelle più orientali sono in condizioni generali migliori, grazie alle precipitazioni di dicembre che sono state al di sopra della norma climatica. La situazione si complica sui sei mesi, dove si vede come ampie zone del cuneese del torinese e del biellese ed astigiano, comincino a mostrare una situazione di siccità severa, mentre tutto il resto della regione sia in siccità moderata salvo le Alpi occidentali che grazie anche alla neve caduta si mantengono in condizioni normali, seppur tendente al secco. Insomma, come segnalato nei giorni scorsi anche da Acda, le precipitazioni degli ultimi due mesi non bastano a “bilanciare” l’estrema siccità dell’ultimo anno e mezzo.
L’SPI a 12 mesi rappresenta infatti un Piemonte per la maggior parte ancora in condizioni di siccità (meteorologica) tra il severo e l’estremo, frutto dell’annus horribilis 2022 che ancora fa sentire i suoi effetti; si evidenzia come la poca pioggia caduta tra dicembre 2022 e gennaio 2023 non ha consentito un recupero dell’importante deficit pregresso.
Il bilancio idro-climatico (ovvero la differenza tra pioggia caduta ed evapotraspirazione) medio sul Piemonte, calcolato a fine gennaio 2023 nell’anno idrologico in corso (ottobre 2022-settembre 2023), risulta a livello del 25° percentile negli ultimi 65 anni, ed è addirittura leggermente inferiore (124 mm medi contro 176 mm, rispetto ad una media climatica di 243) allo stesso parametro calcolato a fine gennaio 2022.
Per quanto riguarda le temperature, l’anno solare appena concluso è stato di gran lunga il più caldo almeno degli ultimi sei decenni, con mediamente quasi mezzo grado (0.4°C) in più rispetto alla norma climatica 1991-2020 che di per sé è già un trentennio di riferimento caldo. L’annata si posiziona sulla coda superiore della distribuzione storica delle temperature medie annuali in Piemonte.
Anche il 2023 è iniziato all’insegna delle temperature ben sopra della norma climatica, anche se da metà gennaio l’arrivo di aria fredda dalla Siberia ha contributo a raffreddare temporaneamente l’atmosfera. Tuttavia, il saldo medio de primo mese dell’anno è comunque di 0.7°C al di sopra di un normale mese di gennaio. Le anomalie positive più pronunciate si sono osservate sulle pianure.
Per quanto riguarda il manto nevoso presente sul territorio regionale anche questo denota una situazione deficitaria. Le scarse nevicate registrate da fine dicembre a metà e il protrarsi di condizioni con temperature superiori alla norma, hanno ridotto progressivamente lo spessore del manto nevoso: in particolare sui settori settentrionali alpini della regione gli spessori risultano al di sotto della media, con un deficit superiore, in alcune stazioni nivometriche, al 50%. Solamente sui settori occidentali e meridionali, in alta quota, il deficit risulta più contenuto grazie all’ultima nevicata di fine gennaio.
A livello di SWE (snow water equivalent) le stime modellistiche effettuate su tutto il bacino del Po alla confluenza col Ticino, mostrano valori complessivi che, seppur migliori rispetto al 2022, permangono al di sotto della media del periodo, con un deficit stimato attorno al -40%.
Le portate dei corsi d’acqua del reticolo idrografico principale e secondario continuano ad essere ovunque inferiori ai valori medi storici di riferimento. Si registrano ancora importanti scostamenti negativi nel bacino del Sesia, oltre il 70%, e del Tanaro, oltre il 60%. Anche lungo l’asta del Po sono presenti valori degli scarti negativi compresi tra -70% a Torino e –56% a Isola S.Antonio, sezione di chiusura dell’intero bacino piemontese del Po.
In chiusura del bacino piemontese del Po, all’idrometro di Isola Sant’Antonio, la portata media di gennaio calcolata ad oggi, risulta pari a 146 mc/s valore che, in una classifica di portate mensili di gennaio dal 1996 al 2022 per questa stazione, si posiziona al terzo posto tra le più basse dopo il 2002 e il 2016 dove era stata di circa 130 mc/s.
Situazione delle falde
I valori di soggiacenza dei piezometri che attualmente forniscono dati in tempo reale, danno un’indicazione della tendenza del livello della falda nel rispettivo acquifero superficiale. L’analisi dei dati relativi al primo mese del 2023 conferma la situazione registrata durante tutto l’anno 2022, evidenziando scostamenti rispetto alla media storica del mese con valori superiori al 75° percentile.
QUI il rapporto completo diffuso dall'Arpa. Scorrendo nelle immagini allegate all'articolo è possibile consultare i grafici e le tabelle elaborate dall'agenzia.
Redazione
CUNEO clima - Arpa