Stop Euro 5, respinto l’ordine del giorno di Lauria: “Il governo ha solo rimandato il problema”
Il consigliere caldeggia l’abolizione del blocco. “Non si possono negare cambiamenti climatici e inquinamento” la replica di maggioranza e sinistra civicaSu un punto, uno soltanto, i consiglieri cuneesi tutti sono d’accordo: la sospensione del blocco ai veicoli Euro 5 decisa dal governo ha solo rimandato un problema. Che si ripresenterà tale e quale per gli automobilisti piemontesi a ottobre del prossimo anno, a meno che non frattempo non cambi qualcosa.
La vicenda è nota: il 15 settembre - domani - sarebbe dovuto entrare in vigore in 76 comuni (tra cui Cuneo) un provvedimento varato dalla Regione che imponeva il divieto di circolazione a oltre 140mila auto Euro 5, salva la possibilità di installare il dispositivo Move-In con una soglia di chilometri massima su base annuale. La norma varata dalla giunta Chiamparino sarebbe dovuta entrare in vigore nel 2025, ma la successiva amministrazione Cirio ha scelto di anticipare i tempi, dopo una condanna della Corte di Giustizia europea: senonché, arrivati al dunque centrodestra e centrosinistra si sono ritrovati concordi nel dire che quello stop avrebbe provocato troppi guai a famiglie e lavoratori. Così il governo di centrodestra si è attivato per fermare il provvedimento: “A contestarlo c’è la sinistra che lo aveva promulgato all’inizio e c’è la destra che dice di combattere una situazione iniqua che ha generato lei stessa” ha osservato in proposito Beppe Lauria, autore di un apposito ordine del giorno discusso nell’ultima seduta del Consiglio comunale.
Ordine del giorno emendato, ma non ritirato, dopo l’annuncio dell’esecutivo: “Chiediamo l’annullamento delle misure, non più la sospensione. Tutto ciò che è fatto in questi anni appare inevitabile e dovuto perché ‘ce lo chiede l’Europa’, ma non si capisce perché sulle politiche green dovremmo essere i primi della classe”. Un’argomentazione che non è piaciuto alla maggioranza, ma nemmeno all’opposizione di sinistra: “Voterò contro questo ordine del giorno, perché sullo sfondo c’è la negazione dei cambiamenti climatici e degli effetti dell’inquinamento prodotto dai veicoli” ha sintetizzato Nello Fierro (Cuneo per i Beni Comuni). Semmai, ha aggiunto, “occorre sollecitare misure più efficaci e stringenti che non creino disagio dall’oggi al domani a chi deve andare a lavorare col proprio veicolo”. Concorde Claudio Bongiovanni di Cuneo Mia: “Non si deve chiedere scusa perché fermiamo le auto inquinanti, ma perché non siamo stati capaci di fornire alle persone alternative all’uso dell’auto: ma tra un po’ bisognerà chiedere scusa a non potrà comprarle. Ci pare si cerchi di spingere la soluzione del problema più in là, verso le amministrazioni che verranno, per non prendersi la responsabilità di far capire ai cittadini che limitare l’uso delle auto serve alla salute”.
“In questi anni la giunta Cirio avrebbe potuto promuovere tante iniziative ma non lo ha fatto, come se non bastasse sono stati aumentati i biglietti del trasporto pubblico regionale senza alcun intervento” ha sottolineato Claudia Carli dai banchi del Partito Democratico, prendendo di mira la giunta: “L’aria della pianura padana e del Piemonte resta però la peggiore in Europa: qualcosa bisogna fare, serve una rivoluzione culturale che zittisca il negazionismo climatico. Il compito della politica è fare in modo che il costo di questo passaggio non ricada sui più poveri e i lavoratori. Senza investimenti e pianificazione la transizione ecologica la pagheremo tutti”.
Nelle dichiarazioni di voto Lauria è tornato a stigmatizzare il futuro stop: “In nome dell’estremismo ambientale dovremmo andare tutti quanti a piedi: penso sia eccessiva l’iniziativa adottata, anche perché la tecnologia ci è venuta incontro. Un’auto Euro 5 oggi ha sei o sette anni, non ventisette. È un paradosso dire a chi ha appena acquistato un mezzo per il lavoro che deve cambiarlo e il paradosso ulteriore è che si può evitare dotandosi della ‘scatola nera’”. D’accordo con lui solo Mavy Civallero (Siamo Cuneo) che ha votato sì all’ordine del giorno: quattro gli astenuti, ventidue i contrari.
Andrea Cascioli
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