Sturlese scrive a Coletta: "Siamo di fronte alla paralisi del rinnovamento del servizio sanitario pubblico"
Il consigliere di Cuneo per i Beni Comuni si rivolge al direttore sanitario del "Santa Croce" e torna sulla questione nuovo ospedale: "Si investa nella rigenerazione dell'attuale sede"Riceviamo e pubblichiamo la lettera rivolta da Ugo Sturlese, consigliere comunale di Cuneo per i Beni Comuni, già primario al "Santa Croce", a Giuseppe Coletta, attualmente direttore sanitario dell'azienda ospedaliera cuneese.
Caro dott. Coletta,
dopo aver esposto la mia preoccupazione per le prospettive della Sanità cuneese, sia ospedaliera che territoriale, al commissario dott. Tranchida e al nuovo direttore amministrativo dott. Rinaldi, mi rivolgo a te in modo particolare in ragione della lunga e proficua collaborazione che abbiamo sviluppato nella gestione del dipartimento di emergenza e accettazione del nostro ospedale e in considerazione dell'incarico che ti è stato affidato di responsabile della direzione sanitaria dopo tanti anni dedicati alla cura dei pazienti e alla migliore organizzazione della strutture in cui ti sei trovato ad operare. A maggior ragione quindi voglio esprimerti la mia valutazione assolutamente negativa sul progetto di partenariato pubblico privato, sul quale il management dell'ospedale dovrà esprimersi con la firma della dichiarazione di pubblico interesse relativo alla proposta presentata dall'imprenditore Dogliani (che dovrà essere rinnovata dopo l'entrata in vigore del nuovo codice degli appalti), che io giudico sovradimensionata ed eccessivamente costosa rispetto alle altre forme di finanziamento (fondi ministeriali, fondi Inail) e tale da esporvi ai rischi di una verifica con esiti negativi da parte della corte dei conti.
Ma il motivo per cui mi rivolgo a te è la notizia comparsa sulle pagine torinesi del quotidiano “Repubblica” in data 4 agosto 2023 dal titolo: “Tagli al Pnrr, la regione al bivio tra nuovi ospedali e case di comunità (territoriali)". E in sottotitolo: “Il Governo punta a compensare il mancato utilizzo di risorse europee del Pnrr assegnate alla sanità territoriale a causa di ritardi nella progettazione regionale che non consentono di terminare le opere entro il 2026 e di spostarli sui fondi ministeriali dell'edilizia sanitaria (ex art.20), che tuttavia la Regione Piemonte ha già impegnato in gran parte per una ventina di interventi per un totale di 729 milioni”. Come già denunciato, si tratta del solito gioco delle tre carte (fondi ministeriali, fondi Inail, partenariati, adesso anche Pnrr), dal quale non esce mai la carta vincente. In sostanza, il partenariato pubblico privato presenta rischi inaccettabili, i fondi Inail richiedono la presentazione di progetti, che la Regione non è in grado di finanziare, i fondi ministeriali ex art.20 sono in gran parte già impegnati: non si capisce come la Regione possa aver pensato (se non per motivi elettoralistici) di realizzare sette nuovi ospedali (Cuneo, Savigliano, Alessandria, Vercelli, Ivrea, Verbania, Domodossola, per non parlare dell'ospedale della salute di Torino e dell'ospedale universitario di Novara): ma, come già più volte denunciato, per quel che ci riguarda, la mancata realizzazione del nuovo ospedale a Confreria (sede che io considero inappropriata e di difficile realizzazione, considerati i vincoli paesaggistici e culturali esistenti) impedisce ancora per molti anni di investire sui servizi territoriali in particolare sulla casa della comunità che dovrebbe sorgere nella sede attuale dell’ospedale secondo alcune ipotesi, cui non è seguita peraltro alcuna richiesta di finanziamento.
In conclusione ci troviamo di fronte a una sostanziale paralisi di ogni iniziativa di rinnovamento in una condizione di grave sofferenza del servizio sanitario pubblico che solo l'abnegazione degli operatori sanitari riesce a contrastare nell'interesse della salute collettiva. È giunto il momento di dire "basta" e investire rapidamente nella rigenerazione dell'attuale sede centrale, come da noi proposto concretamente anche mediante suggestioni progettuali, che implementeremo includendo la previsione di una casa della comunità. E soprattutto occorre incrementare le indispensabili assunzioni di personale, oggi in grave carenza, condizione che penalizza i cittadini a causa delle lunghe liste d'attesa e addirittura costringe oltre un milione di cittadini a rinunciare alle cure (leggi Nino Cartabellotta, presidente dell’istituto di ricerca Gimbe), non possedendo i mezzi per ricorrere ai servizi privati e sottopone gli operatori ad un'attività sempre più insostenibile.
Con affetto,
Ugo Sturlese
Redazione
CUNEO sturlese