Taglio degli alberi sulla collina di Boves, interviene un lettore: “Ecco perché è una polemica sterile”
Replicando alla lettera precedente, l’autore della missiva scrive: “Corretta gestione e sfruttamento dei boschi non sono in contrasto con la difesa della biodiversità”Ha suscitato un intenso dibattito, anche tra i lettori, la riflessione di un escursionista che solo pochi giorni fa ha scritto alla nostra testata per lamentare il taglio di numerosi alberi sulla collina di Boves, nella zona della vecchia segheria in via San Pietro. Al lettore ha risposto il proprietario del terreno, l’ingegner Emanuele Dutto, difendendo la legittimità della scelta e precisando che si tratta per la maggior parte di conifere colpite da malattia o a rischio di caduta, che verranno sostituite da faggi e betulle in numero superiore agli abbattimenti.
Interviene ora un altro lettore con la missiva che di seguito vi proponiamo:
Buongiorno,
in riferimento alla lettera pubblicata in data 9 aprile 2024 riguardante il presunto "scempio" avvenuto presso la vecchia segheria di Boves, luogo che amo e frequento da molti anni, mi permetto di inviare queste riflessioni, nella speranza che servano a rassicurare l'autore della lettera e tutti coloro che hanno a cuore la bellezza del paesaggio e degli ecosistemi che ci circondano.
La vecchia segheria di Boves in via San Pietro esiste, penso che sia chiaro agli occhi di tutti, perché anni fa veniva utilizzata per trasformare tronchi grezzi in legname d'opera, da utilizzare per lavori di edilizia e falegnameria. Negli ultimi anni, sotto la maschera di un finto ambientalismo, spesso si fa finta di ignorare che il processo produttivo di alcune merci che utilizziamo prevede inevitabilmente che alcuni alberi siano tagliati, come peraltro è sempre avvenuto nella storia dell'uomo e del pianeta.
Sembrerà crudele, ma quasi ogni tetto della nostra provincia sotto cui ci ripariamo dalla pioggia è stato realizzato con travature ricavate dalla lavorazione di alberi abbattuti. Considerando i dati degli ultimi anni, la superficie boschiva nella nostra regione è cresciuta a ritmi vertiginosi, superando di oltre il 10% i livelli di vent'anni fa, motivo per cui una sua corretta gestione e, perché no, un suo sfruttamento a livello economico non sono per forza in contrasto con la difesa della biodiversità. La nostra filiera del legno km 0 è a mio avviso molto più ecologica di tanti altri materiali utilizzati attraverso processi industriali di sintesi chimica.
Non conosco l'impresa che si è occupata dell'esbosco in questione, ma occupandomi da qualche anno di silvicoltura e altre attività forestali sono piuttosto convinto che abbia richiesto tutti i permessi necessari per procedere al taglio, in conformità alle disposizioni vigenti in materia di tutela ambientale e del paesaggio, Per questo motivo, trovo sterile la polemica che si vuole innescare sulla questione, facendo oltretutto leva sulla pietà per i nidi distrutti quando la superficie boschiva confinante all'area descritta è talmente estesa da ospitare una popolazione di uccelli superiore a quella umana di tutta la provincia.
Sarebbero ben altre le pratiche di gestione forestale da biasimare, tipo quelle in corso in Amazzonia, da dove proviene gran parte del legname presente sul mercato globale con prezzi che mettono in ginocchio la produzione locale, molto più attenta a preservare il benessere della fauna e la bellezza del paesaggio. Tuttavia finché chiuderemo gli occhi di fronte a cosa avviene nel mondo, di fronte alla provenienza dei prodotti di cui fruiamo (tipo i mobili in plastica o laminato) il mondo ecosostenibile che tutti desideriamo rimarrà solo un sogno fumoso, o uno slogan in bocca a qualche politico.
Cordialmente,
Marco Gandino
Redazione
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