Tari, quanto mi costi? Cuneo sotto la media nazionale
Lo studio condotto dalla Uil: in Piemonte la più cara è Asti (480,55 euro), la più economica Novara (189 euro). A Cuneo il dato del 2024 è di 260,67 euroQuanto costa la Tari? L’Italia è divisa anche da questo punto di vista. Si va dai 594,85 euro registrati nel 2024 a Pisa ai 170,34 euro di La Spezia, per una media nazionale che si attesa a 337,77 euro annui. L’indagine, realizzata dal Servizio Stato Sociale, Politiche Fiscali e Previdenziali, Immigrazione della Uil, evidenzia un incremento della Tari in tutte le macroaree del Paese. Sul podio delle città più care Brindisi e Trapani, su quello delle più economiche Belluno e Novara.
Se si considera, però, l’impatto sul reddito netto medio familiare, questo risulta più elevato al sud e nelle isole, con un’incidenza della Tari pari all’1,34%, più del doppio rispetto allo 0,64% registrato nel nord-est. Il campione di riferimento è quello relativo a un nucleo composto da quattro componenti con un’abitazione di 80 mq e reddito Isee di 25 mila euro.
Tra i capoluoghi del Piemonte la Tari più cara è quella di Asti, 480,55 euro (+2,79% rispetto al 2023). Seguono Alessandria (406,45 euro, +2,12%), Torino (357,24 euro, +6,67%), Verbania (261,44 euro, invariata), Cuneo (260,67 euro, -0,44%), Biella (250,25 euro, 4,76%), Vercelli (204,96 euro, +3,83%) e Novara (189 euro, +3,21%).
“Il risultato di questa indagine – ha commentato il segretario confederale della Uil, Santo Biondo – è un ennesimo campanello d’allarme per il Mezzogiorno, direttamente connesso alle difficoltà e ai ritardi nell’attuazione del Pnrr, registrati dalle analisi Svimez, soprattutto in progetti di competenza delle Regioni. Tra i settori più critici, c’è proprio quello della gestione dei rifiuti, dove l’assenza di impianti moderni ed efficienti continua a tradursi in costi insostenibili per cittadini e imprese. A fronte di questa situazione, i Comuni meridionali, che sono gli enti locali più esposti e con meno risorse a disposizione, si trovano soli a gestire una sfida enorme. Il Pnrr avrebbe dovuto rappresentare un’opportunità per colmare il divario infrastrutturale, ma l’assenza di strumenti di supporto tecnico e amministrativo sta rallentando la realizzazione di nuovi impianti di trattamento e riciclo. Senza questi investimenti, i rifiuti prodotti al sud continueranno a essere trasportati fuori regione con costi esorbitanti, che si ripercuotono direttamente sulle bollette delle famiglie e sul bilancio degli enti locali”.
Redazione
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