Tenda bis, Edilmaco non ci sta: “Non siamo colpevoli dei ritardi, manca il progetto esecutivo”
L’impresa replica a muso duro alle accuse della Regione: “Contro di noi accuse infondate e diffamatorie. Sempre stati in cantiere nonostante le difficoltà”Nella triste telenovela del Tenda bis questa volta sono i costruttori ad arrabbiarsi. Il consorzio Edilmaco, appaltatore dei lavori da maggio 2019, non ci sta a rimanere col cerino in mano, bersagliato dalle accuse della Regione, delle amministrazioni locali e dei media per i ritardi sul cantiere.
Solo cinque giorni fa dalla Cig italo-francese era arrivata la notizia già anticipata da settimane: l’apertura del nuovo traforo slitta di altri tre mesi, almeno, rispetto alla scadenza indicata a giugno. Un annuncio che ha indignato tutti e provocato reazioni, alle quali ora Edilmaco replica a muso duro in una lunga nota stampa. Oltre al “susseguirsi di informazioni non veritiere diffuse dalla stampa, gravemente lesive dell’immagine e dell’interesse del Consorzio e dei suoi professionisti”, a far traboccare il vaso sarebbe stata la risposta con cui la Regione chiedeva ad Anas di non accettare la proroga e intimava ai costruttori: non un giorno di ritardo in più, altrimenti scattano le penali.
I costruttori ricordano le infinite traversie del cantiere, dove Edilmaco è subentrato al precedente appaltatore, Grandi Lavori Fincosit, a seguito del vergognoso scandalo che aveva portato al sequestro nel 2017 e poi alla condanna per furto dell’ex direttore tecnico Antonino Froncillo e di altri quattro tecnici e operai (il processo per frode contro lo Stato, scorporato e inviato a Torino per competenza, si avvia invece verso la prescrizione: una vergogna nella vergogna). Oltre a questo, nell’ottobre 2020 c’è stata la tempesta Alex con la distruzione delle aree di cantiere esterne e di alcune delle opere già eseguite. “In tale contesto in cui il Consorzio Edilmaco si è trovato ad operare, - osservano le aziende - è indubbio l’impegno profuso dallo stesso anche nell’ottica di agevolare la committente ANAS nel rimuovere gli ostacoli di natura tecnica e amministrativa, acuiti dal coinvolgimento di due Stati in tutte le istruttorie, per consentire l’esecuzione dell’opera. Non possono certo essere trascurate, altresì, le oggettive criticità operative verificatesi nel corso di esecuzione, emerse successivamente all’intesa tra le parti del luglio 2023, e i maggiori tempi utili per l’ottenimento di tutte le necessarie autorizzazioni e approvazioni del progetto con conseguente decorrenza dei termini per cause, certo, non imputabili all’appaltatore e che ad oggi rendono impossibile il rispetto del termine del mese di giugno 2024, anche in mancanza di un progetto esecutivo approvato”.
A Edilmaco “è stato esplicitamente richiesto uno sforzo immane - certamente non ordinario e prevedibile al momento della firma del contratto di subentro - nel reperire il personale e i mezzi necessari all’esecuzione dell’opera”. L’impresa ribadisce di stare tuttora assicurando “la presenza media in cantiere di non meno di duecento lavoratori al giorno, su più turni di lavoro” e lamenta che “non v’è traccia, nella narrazione pubblicistica, di tale impegno, che nessuno ha mai voluto o saputo riconoscere”. Di qui la polemica con la Regione: fa specie, sostengono i costruttori, “che si faccia cenno, in queste condizioni e con queste premesse, a penali contrattuali ‘a ristoro dei territori’, la cui invocazione evidenzia la mancanza di conoscenza di fatti incontrovertibili che lo scrivente Consorzio ha richiesto ad Anas di non tacere”.
Il Consorzio “solidarizza pienamente con i territori e le comunità locali, danneggiati - come lo è lo scrivente - dall’andamento anomalo sia a livello amministrativo, che esecutivo della commessa e ritiene non più procrastinabile la loro piena informazione, non certo per amor di polemica, ma di verità”. Non si può tollerare che i territori “siano lasciati all’oscuro delle reali motivazioni e criticità generatrici di ritardo”. Il contratto di appalto “non trasferisce sull’appaltatore rischi connessi a ritardi nelle autorizzazioni, gestione dei rapporti intergovernativi, oltre alle cause di forza maggiore connesse a imprevisti di cantiere, i quali devono ricadere - sia in termini economici sia gestori - sull’ente pubblico incaricato della sua esecuzione”. “Non è più tollerabile - conclude la nota - incassare accuse infondate e variegate, alcune anche diffamatorie, e subire ingerenze in tematiche squisitamente contrattuali, senza poter contare, né sulla doverosa difesa di chi il contratto e le problematiche le conosce bene, né su canali diretti di comunicazione sui quali esercitare il diritto di difesa. Si tratta della realizzazione di una complessa opera pubblica, unica nel suo genere e unica per le criticità che ha fatto registrare sin dal principio”.
Redazione
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