Tenda bis: prima o poi qualcuno chiederà scusa?
Ieri l'ufficialità dell'ennesimo rinvio, eppure nessuno ha mai sentito il bisogno di scusarsi con un territorio ferito. E il giorno dell'apertura si evitino quantomeno sfarzose celebrazioniFiumi di parole. Non sono quelli cantati dai Jalisse, vincitori del Festival di Sanremo nel 1997 finiti ben presto nel dimenticatoio. Sono quelli che da anni si sprecano attorno al Tenda bis: promesse, smentite, rinvii, rassicurazioni. A quota 1.300 metri, in alta valle Vermenagna, si scava ormai da dieci anni. Dieci anni inframezzati da imprevisti tecnici, uno scandalo giudiziario, una devastante alluvione, circostanze che anno dopo anno hanno fatto dilatare i tempi in una misura che ha superato ormai il limite del tollerabile: al momento della consegna dei lavori, nel 2013, il cronoprogramma prevedeva l’apertura del nuovo tunnel nel 2017, con il completamento totale dell’opera entro l’inizio del 2020. Date che fanno sorridere, a pensarci oggi. Date che fanno rabbrividire, se si pensa che bastarono nove anni, tra il 1873 e il 1882, per aprire il traforo storico, con mezzi e risorse imparagonabili a quelli odierni.
Fiumi di parole, dicevamo, si sono sprecati attorno ad un’opera che resta ben lontana dal vedere la luce: ieri l’Anas ha annunciato la possibilità di apertura in “modalità cantiere” entro la fine del 2023 (comunque subordinata ad “approfondimenti tecnici”), con il pieno ripristino della circolazione stradale che dovrebbe avvenire a giugno del 2024. Il condizionale è d’obbligo, e non ce ne vorranno i rappresentanti dell’ente nazionale delle strade: in questi anni se ne sono viste e sentite troppe per guardare con piena fiducia a queste nuove scadenze, arrivate dopo mesi in cui la stessa Anas aveva garantito a più riprese l’apertura a ottobre del 2023, respingendo come un muro di gomma le richieste di chiarimento dei giornalisti quando le voci di nuovi ritardi iniziavano a circolare. In più, nella sua nota Anas non fa cenno alla firma sul contratto con Edilmaco per i lavori aggiuntivi dovuti alla tempesta Alex, passaggio fondamentale per arrivare al completamento dell’opera, il tutto mentre la data della CIG Italia-Francia continua a slittare. Insomma, oggi sappiamo che le promesse sono state rimangiate per l’ennesima volta, condannando la valle Vermenagna e il Cuneese ad un altro inverno senza un collegamento fondamentale.
Tra tutte le parole che si sono rincorse, però, ne manca e ne è sempre mancata una, forse l’unica che a questo punto meriterebbe di essere pronunciata: “Scusate”. Nessuno, tra chi ha ruoli di responsabilità, ha mai sentito il bisogno di chiedere scusa ad un territorio che continua a pagare sulla sua pelle le conseguenze di una situazione che non è eccessivo definire scandalosa. Nessuno, durante i vari “tavoli” e durante le varie “cabine di regia” organizzate negli anni, i cui “risultati” - se così si possono chiamare - sono sotto gli occhi di tutti, ha mai pensato di rivolgersi ai cittadini della valle Vermenagna, a quelli della valle Roya, a quelli della pianura cuneese, per chiare e semplici scuse. Parole che di certo non cambierebbero la sostanza, ma che avrebbero un significato non di semplice circostanza.
“Soffriamo di un isolamento che non si può immaginare. Forse negli uffici di Roma non capiscono l’importanza di quella strada, è una strada che ci fa vivere. Le nostre popolazioni senza il tunnel muoiono”: lo ha detto sabato scorso il sindaco di Tenda Jean Pierre Vassallo, e le sue parole centrano il punto. Se ci fosse, in chi prende le decisioni, la vera consapevolezza dell’importanza di questo collegamento, allora le scuse sarebbero sicuramente già arrivate. E invece no: le note ufficiali si rincorrono da anni, nel più freddo dei linguaggi burocratici, spostando ogni volta un po’ più in avanti la conclusione della telenovela, senza che nessuno abbia chinato la testa di fronte a chi per la chiusura del Colle di Tenda soffre, per riprendere le parole di Vassallo. Come se il Tenda bis fosse una semplice pratica da sbrigare senza conseguenze sulla vita reale, e poco importa se verrà chiusa tra un anno, oppure due, oppure ancor di più.
E se proprio non si ritiene necessario rivolgere delle scuse, si spera quantomeno che quando sarà il momento si trovi il buonsenso di evitare sfarzose celebrazioni. Sì, perchè un taglio del nastro con pomposa cerimonia di inaugurazione e con annessa sfilata di politici e rappresentanti delle istituzioni desiderosi di prendersi i meriti avrebbe un sapore per certi versi beffardo. La riapertura del valico - se avverrà, viene da dire a questo punto - rappresenterà sicuramente un momento di ripartenza importante per le terre ai piedi del colle di Tenda e per la gente che ci vive e ci lavora, ma non porterà con sé alcun motivo per festeggiare. Sarà la chiusura di un capitolo vergognoso della storia del nostro territorio (e non solo). Sarà la cicatrizzazione di una ferita che sanguina da anni. Sarà un momento di sollievo. Ma no, non ci sarà nulla da festeggiare. A costo di scadere nella demagogia, questa è la realtà dei fatti: la voglia di festeggiare, per chi attende la riapertura vedendo disattesa una promessa dopo l’altra, è svanita da anni.
Andrea Dalmasso
LIMONE PIEMONTE Tenda Bis