Tweet complottista di Meluzzi sulla morte di Alberto Balocco: gli utenti del social insorgono
Lo psichiatra e guru no vax ha suscitato indignazione e contrarietà con un commento sulla tragedia avvenuta all’Assietta. Ma c’è anche chi lo sostiene...Tra i tweet più condivisi in queste ore riguardo alla tragica e prematura scomparsa dell’industriale Alberto Balocco (sul social compare ai primi posti nelle ricerche), ce n’è uno che più di tutti ha fatto discutere per il suo dubbio gusto. L’autore è Alessandro Meluzzi, un nome noto nella galassia no vax e complottista.
Psichiatra e criminologo (sospeso dall’Ordine dei medici di Torino per non aver adempiuto all’obbligo di vaccinazione), ex parlamentare e autoproclamato primate di una Chiesa ortodossa priva di riconoscimento, Meluzzi annovera 95mila followers su Twitter e non è nuovo alle sparate sugli argomenti più vari e alla diffusione di bufale. Tra quelle più note, la condivisione di un collage fotografico nel quale si affermava che il poliziotto poi condannato per l’omicidio di George Floyd fosse “un attore” e che tutti i vip vaccinati contro il Covid-19 abbiano ricevuto “un falso vaccino”. Ipotesi, quest’ultima, avanzata lo scorso anno durante un convegno a San Marino e poi ribadita in altre sedi.
Questa volta “Sua Beatitudine” (appellativo ufficiale in ambito ecclesiastico) ha condiviso un articolo riguardante la morte di Balocco e di un suo amico, entrambi colpiti da un fulmine lo scorso venerdì mentre si trovavano in mountain bike sulle montagne di Pragelato, nel Torinese. “Senza segni di ustione?” commenta Meluzzi, dando a intendere che per lui “qualcosa non torna”. Non è dato sapere cosa, dal momento che l’autore del tweet non ha argomentato oltre. Fitto mistero anche sulle circostanze che l’avrebbero portato a constatare l’assenza di “segni di ustione” sui corpi delle vittime. Non risulta - per fortuna - che nessun organo d’informazione abbia pubblicato immagini del genere e nemmeno che circolino sul web in altro modo. Escludendo che Meluzzi sia stato testimone diretto della tragedia - o che abbia avuto accesso ai referti autoptici - viene quindi da chiedersi di cosa stesse parlando.
In molti, in effetti, lo hanno fatto, stigmatizzando la sua intempestiva e criptica affermazione. “Ci può condividere i risultati dell’autopsia che evidentemente lei ha già fatto?” chiede un utente. Un altro entra nel “tecnico” e afferma che, quand’anche ciò fosse vero, gli effetti di un fulmine non vanno confusi con quelli di altri fenomeni: “L’ustione può essere irrilevante o addirittura invisibile. Dovrebbe averlo studiato anche lei”. “Qui si parla di due morti nello stesso momento. Da novax convinto eviterei di sciacallare su una morte del genere” rimprovera uno dei commentatori, mentre qualcuno si butta sull’ironia: “Lo hanno ucciso per impossessarsi della sua fabbrica e poter mettere il siero genico nel panettone e nel pandoro. Ci stermineranno tutti a Natale!”. Questo il tono generale delle repliche, per quanto non manchi nemmeno chi - una minoranza - tiene bordone a simili congetture che suonano perfino offensive, di fronte a un dramma che ha straziato due famiglie e addolorato un’intera città.
L’idea di fondo è sempre la solita, cioè che tutti i morti noti e meno noti di cui si abbia notizia - non importa la causa, va bene finanche un fulmine - siano in realtà vittime del funesto “siero genico”, ovvero il vaccino anti Covid. Ci sarebbe da osservare che questa ipotesi cozza con l’altra tesi cara a Meluzzi e meluzzini di sorta, cioè quella del “falso vaccino” o della “finta iniezione” a politici, industriali e personalità insigni - come senz’altro era il compianto amministratore delegato del colosso dolciario fossanese. Ma il bello delle sparate complottiste è che può essere vera sia una supposizione sia quella opposta, a seconda dell’umore di giornata. Tanto chi le avanza è sollevato dall’onere di fornire un pur minimo riscontro fattuale e troverà sempre qualcuno disposto ad assolverlo, dal momento che “almeno lui si fa delle domande”. Qualche domanda, nel nostro piccolo, ce la facciamo anche noi quando vediamo chiamare in causa il “siero genico” per rendere conto di qualsivoglia decesso. Con esiti che sarebbero grotteschi se non si parlasse di tragedie, come nel caso dei suicidi per i quali la nostra testata - in ossequio alle norme deontologiche e a differenza di altre - omette di riportare la causa di morte, anche per rispetto alle famiglie. Ma si sa, perfino di fronte alla triste realtà dei fatti basta un “non ce lo dicono” a cavarsi da ogni impaccio.
Andrea Cascioli
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