È un lockdown 'soft': anche in Granda ci si sposta di più rispetto a marzo e aprile
La conferma arriva dai dati forniti dal servizio Google Mobility: con il nuovo Dpcm spostamenti ridotti, ma non si toccano i picchi della scorsa primaveraStrade deserte, piazze desolatamente vuote, serrande abbassate. Immagini malinconiche che sono diventate il simbolo della pandemia, che hanno accompagnato la prima fase dell’emergenza e il conseguente lockdown della scorsa primavera, per poi tornare attuali ora, con l’ultimo Dpcm firmato dal presidente Giuseppe Conte, con l’introduzione di nuove “zone rosse” e l’inasprimento delle misure di contenimento dei contagi. Un nuovo lockdown che in molti - non a torto - hanno però definito “soft”: molte attività che in primavera furono costrette a chiudere oggi sono aperte, così come sono aperte le scuole elementari (e le prime medie), inoltre alcune delle limitazioni agli spostamenti che tra marzo e aprile erano imposizioni oggi sono diventate semplici “raccomandazioni”. Insomma, lo si può osservare banalmente dando uno sguardo alle nostre strade: la differenza rispetto ai periodi di normalità pre Covid è netta, ma siamo ben lontani dagli scenari spettrali della scorsa primavera.
Per avere conferma concreta di questa differenza è possibile consultare i dati forniti da Google Mobility, il servizio che - tramite i dati trasmessi a dai dispositivi geolocalizzati dotati di account Google - dallo scorso febbraio permette di monitorare come sono cambiati gli spostamenti a causa del Coronavirus e delle restrizioni ad esso legate. Tutti i dati sono raffrontanti ad una base di riferimento, rappresentata dalle prime cinque settimane del 2020 (3 gennaio-6 febbraio), quando la vita in Italia scorreva in maniera totalmente normale: le prime preoccupanti notizie iniziavano ad arrivare dalla Cina, ma nessuna restrizione era stata imposta e per molti l’ipotesi che il virus potesse arrivare a toccarci era remota. Il servizio offerto da Google monitora il cambiamento degli spostamenti verso i luoghi di lavoro, nelle zone residenziali, verso i luoghi del tempo libero, verso i negozi di alimentari e le farmacie, verso i luoghi pubblici all’aperto e verso gli “hub del trasporto pubblico”. Analizzando i numeri relativi alla provincia di Cuneo si può trarre la conferma che al momento il lockdown è “soft”, come è stato definito da molti. I dati disponibili più recenti sono quelli dell’8 novembre, terzo giorno dopo l’entrata in vigore dell’ultimo Dpcm, annunciato ufficialmente il 4 novembre e valido dal 6.
Lo spostamento verso i luoghi di lavoro, tra il 6 e l’8 novembre, ha visto nella Granda una diminuzione tra il 28 e il 34%. Un calo esiguo - malgrado i dati riguardino anche il fine settimana - rispetto a quanto accaduto durante il lockdown della scorsa primavera, quando si arrivò anche al -67% (26 marzo). Senza considerare, peraltro, le varie festività, dal 25 aprile al 1° maggio, passando per Pasqua e Pasquetta (12-13 aprile) in cui si arrivò anche al -90%.
Il dato degli spostamenti relativi a zone residenziali, invece, indica sostanzialmente quanto “si resta a casa”. Tra il 6 e l’8 novembre il dato è oscillato in provincia di Cuneo tra il +20 e il +22%. Nel periodo tra il 20 marzo e il 25 aprile si restò stabilmente sopra il 30%, con picchi, anche in questo caso, in occasione delle festività: +42% a Pasqua, +44% il 1° maggio.
Un altro indicatore misura poi gli spostamenti verso i luoghi definiti “del tempo libero”: musei, centri commerciali, cinema, bar, biblioteche (la gran parte dei quali, per la verità, chiusi nelle “zone rosse" delineate dall’ultimo Dpcm). Tra il 6 e l’8 novembre in provincia di Cuneo il dato è oscillato tra il -60 e il -79%. Valori ragguardevoli, influenzati senz’altro dalle chiusure, ma che non toccano i picchi raggiunti durante il lockdown della scorsa primavera, con dati stabilmente superiori al -90% durante i weekend e molto spesso oltre il -80% anche durante la settimana.
Lo spostamento verso i cosiddetti “hub del trasporto pubblico” (stazioni ferroviarie, fermate degli autobus) tra il 6 e l’8 novembre ha visto una riduzione tra il -44 e il -60%. Tra aprile e maggio si arrivò più volte oltre il -80%, sia nei weekend che durante la settimana.
Gli spostamenti verso i negozi di alimentari e verso le farmacie si sono ridotti del 18% venerdì 6 novembre, per arrivare al -55% di domenica 8 novembre, dato inevitabilmente influenzato dal weekend. All’inizio della rilevazione, tra fine febbraio e inizio marzo, questo dato vide anche giorni con segno positivo: erano i momenti della “corsa agli approvvigionamenti”, dettata il più delle volte dal panico, invece che da una reale necessità. Durante il lockdown, invece, gli spostamenti verso negozi di alimentari diminuirono anche del 90% nel weekend, con valori sempre intorno al -40% in settimana.
L’ultimo dato riguarda gli spostamenti verso parchi, giardini e tutti i luoghi pubblici all’aperto, che hanno visto tra il 6 e l’8 novembre un calo tra il -44 e il -62%. Anche in questo caso il primo lockdown vide i dati più estremi, oltre il -90%, nei weekend, con dati stabilmente oltre il -70% in settimana (soprattutto nella prima metà del confinamento, quando il clima era ancora più rigido).
I dati, insomma, conferma l’impressione diffusa: dopo l’entrata in vigore dell’ultimo Dpcm, che ha dichiarato la Granda “zona rossa”, i cuneesi hanno diminuito i loro spostamenti, ma ad oggi il lockdown è molto più leggero rispetto a quello della scorsa primavera.
Andrea Dalmasso
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