Un minuto di silenzio in tribunale per Ebru Timtik, l’avvocatessa turca morta dopo 238 giorni di digiuno
La 42enne di origine curda era stata condannata a 13 anni di carcere nel 2017 insieme a una ventina di colleghi: l’Ordine degli avvocati l’ha ricordata in tutta ItaliaAnche nel tribunale di Cuneo questa mattina è stato osservato un minuto di silenzio nelle varie aule alle ore 12. L’iniziativa celebrata in tutti i palazzi di giustizia italiani è stata voluta dall’Ordine degli avvocati che ha così inteso onorare la memoria di Ebru Timtik, l’avvocato 42enne di etnia curda morta il 27 agosto scorso in un carcere turco, al termine di uno sciopero della fame durato 238 giorni.
Ebru Timtik faceva parte di una rete di 18 avvocati, membri di associazioni progressiste e di sinistra attivi nella difesa di casi politicamente sensibili. Era stata lei a curare tra gli altri casi la difesa della famiglia di Berkin Elvan, un adolescente morto nel 2014 in seguito alle ferite riportate nella repressione delle proteste di Gezi Park nel 2013, e della band di folk turco Grup Yorum. Si era occupata inoltre della morte in seguito a torture dell’attivista per i diritti umani Engin Ceber, deceduto nel 2008 mentre si trovava sotto custodia di polizia, e del disastro minerario di Soma che il 13 maggio 2014 causò 301 vittime tra i minatori.
Nel settembre 2017 tutti gli esponenti dell’Associazione degli Avvocati Progressisti (Çağdaş Hukukçular Derneği) erano stati arrestati con l’accusa di avere legami con il Fronte Rivoluzionario della liberazione popolare (DHKP/C), un gruppo di estrema sinistra che il governo turco, l’Unione Europea e gli Stati Uniti hanno inserito nell’elenco delle organizzazioni terroristiche.
A marzo 2019 gli avvocati erano stati riconosciuti colpevoli e condannati a lunghe pene detentive. Ebru Timtik, condannata a 13 anni e 6 mesi di carcere, si è vista respingere anche la richiesta di appello e ancora nel luglio di quest’anno il tribunale di Istanbul ha rifiutato di trasferirla in ospedale nonostante il referto medico attestasse che le sue condizioni erano ormai critiche: al momento della morte pesava appena trenta chili. Il suo decesso e la conseguente repressione delle proteste in Turchia ha suscitato la condanna dell’Unione Europea e di diversi organismi internazionali. Lo scorso 3 settembre la Corte di Cassazione di Ankara ha ordinato la scarcerazione per motivi di salute di Aytaç Ünsal, collega e coimputato di Ebru Timtik, giunto al 213esimo giorno di digiuno.
Restano tuttavia in carcere in vari Paesi del mondo altri legali, tra cui l'iraniana Nasrin Sotoudeh, della quale gli avvocati italiani chiedono a gran voce la scarcerazione. Questo il messaggio letto stamane in occasione della commemorazione pubblica: “Ebru Timtik, un’avvocata turca, aveva 42 anni. È morta dopo 238 giorni di sciopero della fame, assassinata, con il silenzio complice dei governi, sia in Europa che nel resto del mondo. Era stata condannata, senza aver ricevuto un giusto processo, a più di 13 anni di carcere per "appartenenza a un gruppo terroristico", ma in realtà per aver difeso i suoi clienti. È morta perché chiedeva giustizia, convinta di essere ascoltata e sostenuta dai Paesi democratici. Gli avvocati e gli Ordini la piangono. La sua morte non deve rimanere invano e deve risvegliare le nostre coscienze latenti alla situazione di Nasrin Sotoudeh, al momento ricoverata d'emergenza in condizioni critiche dopo 20 giorni di sciopero della fame. Gli avvocati e gli Ordini continueranno a lottare instancabilmente per sostenere ovunque i diritti fondamentali, il diritto a una difesa libera e indipendente e chiederanno il rilascio dei colleghi ingiustamente condannati e imprigionati per aver fatto il loro dovere, come Aytaç Ünsal e Nasrin Sotoudeh; Non resteremo più in silenzio. Tacere significa essere complici”.
a.c.
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