Un'onda arcobaleno ha invaso le strade di Cuneo
Sabato pomeriggio la seconda edizione del Pride cittadino tra via Roma e il monumento alla ResistenzaUn’onda arcobaleno ha invaso sabato pomeriggio le vie di Cuneo. Perfino i cani viaggiavano con i foulard colorati e persone di tutte le età hanno supportato la parata. È il secondo Pride nel capoluogo della Granda, un’occasione per parlare di diritti di libertà e di essenza, un’essenza che ancora oggi rimane prigioniera in molte persone per paura. In piazza Galimberti, sotto la statua di Barbaroux, è stato ricordato l’antifascista cuneese che lega la lotta del presente con tante lotte del passato, simili ma unite nel coraggio e nella determinazione. I messaggi si mescolano e tornano alle radici per veicolare ideali nuovi. Si cita l’articolo 3 della Costituzione: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.
Il Pride di quest’anno, “Desiderata”, ha voluto unire e creare ponti in una terra che è di confine ma non troppo, che apre le porte dalla Pianura Padana da un lato e quelle dell’Europa transalpina dall’altro. E da Cuneo arriva un messaggio forte in un’epoca storica con tanti punti interrogativi, insicurezze e paure. In un mondo che corre verso un futuro insicuro e tra crisi, cambiamenti climatici e sfide globali ci si trova a ripensare il paradigma del positivismo. “Il mio desiderio è che si costruisca un nuovo mondo che non sia la brutta copia di quello vecchio - dice ai microfoni Riccardo Rabino, giovane volontario del Comitato Arcigay “Granda Queer” -, ma che ci dia una società in cui noi possiamo essere la migliore versione di noi stessi e non un vecchio o un nuovo stereotipo”. Un mondo in cui ci sia amore per il bello, ma in cui non ci si smetta di indignare di fronte alle ingiustizie. “Oggi siamo qui nella provincia Granda - continua Riccardo - per poter vedere ragazze e ragazzi dello stesso sesso poter camminare tranquilli nella massima serenità, senza paura di essere additati, di essere discriminati o, peggio ancora, di essere compatiti come se avessimo una malattia terminale”. Un messaggio anche per coloro che vengono sfruttati “che sono risorse umane, carne da macello”. “Ho visto nel Pride la celebrazione dell’autenticità - dice Angela, una delle partecipanti -, il coraggio di essere profondamente se stessi nel corpo, nella mente, nel cuore e nell’anima”.
Pride to be human si legge in un cartello. Un invito per essere umani, prima di tutto.
Federico Mellano
CUNEO cuneo