Una buona notizia e una cattiva: calano i ricoveri in Terapia intensiva, ma la curva non scende
In queste condizioni sembra difficile pensare a una riapertura (anche se parziale) il 4 maggio. Il dato influenzato dal numero di tamponiUna buona notizia e una cattiva: calano i ricoveri in Terapia intensiva, ma la curva non scende. A testimoniarlo sono i dati diffusi nella serata di ieri, giovedì 16 aprile, dalla Protezione Civile nazionale. La pandemia è in regressione in tutte le regioni d’Italia, tranne una: la nostra.
I nuovi casi registrati all’ultimo bollettino sono 879 (815 secondo quanto comunicato dall’Unità di Crisi piemontese): comunque la si guardi un’enormità, in quanto il dato della regione più colpita dalla pandemia, la Lombardia, è stato di 941 partendo però da altre basi. In Veneto, dove i tamponi eseguiti sono stati quasi tre volte tanto, i casi totali sono 15 mila, mentre da noi si viaggia verso quota 20 mila. Pare evidente che la situazione reale delle otto province del ‘solo più’ è peggiore di quello che dicono i numeri e la curva che non accenna a scendere lo conferma.
Il dato dell’aumento dei nuovi contagi lascia piuttosto perplessi non tanto perché mettono in cattiva luce le misure restrittive prese dal Governo, che stanno indubbiamente funzionando, ma per quanto riguarda il numero dei tamponi eseguiti, che negli ultimi giorni è aumentato parecchio. Sembra evidente che il recente incremento dei test abbia portato ad un’impennata dei contagi, rendendo il quadro più tragico di quello che è in questo momento. La rappresentazione della realtà è alterata perché il dato dei ricoveri in terapia intensiva viaggia nella direzione auspicata e giusto ieri è stato registrato un nuovo calo di undici pazienti: ora sono 345 le persone che combattono contro la morte grazie a un respiratore meccanico.
Il timore di non avere posti a sufficienza in TPI sembra scongiurato e questa di per sé non è una buona notizia, ma ottima. Scrivendo con sacro rispetto per le persone che ci hanno lasciato e per quelle che stanno combattendo contro il male oscuro, quello che resta un’incognita è la data in cui finirà il lockdown. Come detto il numero di contagi in Piemonte è ancora altissimo se viene incrociato con i tamponi effettuati e anche se i laboratori viaggiassero al massimo della loro potenzialità fino al 4 maggio, data in cui Roma ha individuato l’inizio della cosiddetta ‘fase 2’, Torino non riuscirebbe ad aver lo stesso numero di risultati che ha oggi la regione governata dal leghista Zaia. Ciò che manca dalle nostre parti è il quadro della reale diffusione del problema, se non tramite proiezioni statistiche. Senza certezze parlare di riaperture sembra quantomeno imprudente. Nonostante il grande lavoro fatto da Torino per aumentare i posti di Terapia Intensiva questi sono comunque limitati e un riacutizzarsi dell’epidemia potrebbe avere conseguenze nefaste.
Altro fattore che incide sul numero di positivi è l’analisi che la Regione sta facendo nelle case di riposo. Secondo l’Unità di Crisi il 60% dei nuovi contagi comunicati ieri sera sono stati riscontrati proprio nelle Rsa. Se avessimo iniziato prima questo lavoro oggi si sarebbe avuta una dimensione della diffusione più rispondente alla realtà, ma del senno di poi sono piene le fosse.
Sta di fatto che i timori che nei paesi da cui si vede il Monviso la data della riapertura parziale, al netto degli annunci della Politica (mai ballerini come in questa fase), potrebbe non essere il 4 maggio sembrano trovare nuove conferme con il passare delle ore.
Samuele Mattio
CUNEO Piemonte - 4 maggio - Terapia Intensiva