“Via dello spaccio”, “Qui si preparano le dosi”: in corso Giolitti i residenti cambiano i nomi alle strade
Nel "Quadrilatero" da alcuni giorni sta andando in scena l'azione di protesta contro lo spaccio: "Il problema è la delinquenza, non la presenza di immigrati"Ancora una volta i residenti di corso Giolitti e delle vie limitrofe lanciano un segnale chiaro e forte di protesta contro il degrado che la zona sta vivendo da anni in maniera crescente. “Via dello spaccio” e “Dove si siedono i drogati”, sono alcuni dei cartelli con scritte bianche su fondo blu che si vedono in questi giorni tra via Bassignano e corso Giolitti. Ma non solo. Anche “Qui si preparano le dosi”. Cittadini indignati e che non si rassegnano a convivere con questa situazione lanciano l’ennesimo grido d’allarme. E sembra che sia solo l’inizio di tutta una serie di azioni dimostrative che porteranno avanti nei prossimi mesi.
Video, foto, cartelli, manifestazioni di piazza, lettere aperte a Sindaca, Questore e Prefetto, apertura di una succursale dei Vigili urbani (molto spesso chiusa), controlli e ispezioni di Carabinieri e Polizia (anche in borghese), ma negli anni invece di migliorare la situazione si è aggravata, con spacciatori che dalle prime ore del mattino, per tutto il giorno, bivaccano su tutta la zona fino a quasi piazza Europa spacciando alla luce del sole. Davanti alle attività commerciali, al liceo Classico e Scientifico, davanti ai bambini che percorrono in bici gli ampi marciapiedi.
Il Comune è intervenuto negli ultimi anni con azioni a sostegno dell’integrazione socio-culturale e con ampi finanziamenti ad associazioni e cooperative per il l’aiuto alle persone in difficoltà (il "sogno" è quello di istituire la figura dell’educatore di strada). Ma il problema che da sempre denuncia chi abita e lavora nella zona non è mai stata la presenza di immigrati, peraltro perfettamente integrati nel tessuto sociale, scolastico o lavorativo, come ci tengono a sottolineare molti cittadini che hanno contattato il giornale. Il problema non è razziale. Il dramma dei residenti, peraltro con un’alta presenza di famiglie con bambini e di operatori del vicino ospedale, è la convivenza con il commercio di droga. Con gli episodi di violenza e aggressione. Con la paura ad uscire e rientrare a casa in determinate fasce orarie, il pericolo per i ragazzi che frequentano le scuole della zona e che il valore delle case possa scendere. Italiani o stranieri che siano.
Ci raccontano che molte denunce vengono sminuite, che quando viene chiesto un controllo serrato sulla zona e sulle attività commerciali sospette, vengono fatti paragoni con le zone più degradate delle grandi città. “Su, non lamentatevi - hanno detto loro - ci sono zone nelle grandi città come Torino, Milano o Roma, dove il fenomeno dello spaccio di sostanze stupefacenti è peggiore”.
Un’insegnante, Laura Vignali, ci ha raccontato di essere stata aggredita per aver chiesto ad uno spacciatore di andarsene da lì per la presenza di minori alle 15 del pomeriggio: una ragazza passandole vicino in bicicletta, è intervenuta nella discussione in difesa dello spacciatore accusando genericamente la donna in maniera tranchant: “Se loro spacciano è perché non li aiutiamo abbastanza, c’è razzismo e li trattiamo con sufficienza”.
“Non abbiamo bisogno di radical chic che ci insegnino a vivere - spiega Nicola, impiegato in ospedale e residente con la famiglia in via Pellico - qui per la maggior parte siamo persone che votano a sinistra ma la sinistra non ci rappresenta in città. Non abbiamo sicuramente problemi razziali nei confronti degli spacciatori, abbiamo bisogno di legalità, sicurezza e presenza delle forze dell’ordine. Mio figlio alle elementari ha numerosi amichetti originari di altri paesi con cui studia e gioca a casa serenamente. L’integrazione a Cuneo è un falso problema. Il problema è la delinquenza. Non posso mandare mio figlio da solo al supermercato sotto casa perché vedrebbe regolarmente il passaggio di pacchetti bianchi di droga dalla bocca di uno ad un altro”.
Chiara Carlini
CUNEO cuneo