Via Roma, una distesa di vetrine abbandonate: il “vuoto commerciale” preoccupa i consiglieri
“Diciassette locali sfitti” denuncia Armellini (Indipendenti). La colpa, concordano tutti, è anche di chi affitta a prezzi assurdi: se ne parlerà in un convegno ad aprileChi vive a Cuneo e non è più troppo giovane lo sa bene: i negozi con i cartelli “vendesi” e “affittasi” in via Roma sono una triste novità dell’ultimo quindicennio, qualcosa che non si era visto, in tali proporzioni, forse nemmeno durante la guerra.
“Un evidente e preoccupante stato di abbandono degli esercizi commerciali”, lo definisce Paolo Armellini (Indipendenti), che è andato a contarli uno per uno: “Nella sola via centrale sono 17 le saracinesche chiuse, un’enormità”. Chiaro che non è un problema confinato alla via maestra e nemmeno alla città tra Gesso e Stura: “Sono 110mila i negozi chiusi in Italia negli ultimi dieci anni, ma il detto mal comune mezzo gaudio non mi piace” precisa il consigliere. Ristorazione e bar non patiscono più di tanto, aggiunge, mentre i negozi di vicinato diminuiscono in modo preoccupante: “Ci sono le cause note, comuni a tutte le città: l’ascesa dell’ecommerce, la concorrenza dei grandi magazzini, l’aumento esponenziale e qualche volta incomprensibile degli affitti, le tasse e i tributi. L’abbandono di uffici e negozi molte volte non è solo la causa, ma anche la conseguenza del degrado lasciato incancrenire colpevolmente dalle ultime amministrazioni, compresa la vostra”.
All’ultimo punto si allaccia Beppe Lauria (Indipendenza!): “È sufficiente girare per la città per capire che l’incidenza della grande distribuzione è straordinariamente maggiore di quella che si registra nelle altre città di pari dimensioni”. Claudio Bongiovanni (Cuneo Mia) sostiene che il peggio debba ancora venire: “Si è evidenziato il surplus di centri commerciali in città: pensate che devono ancora aprirne quattro”. Soluzioni? Intervenire sul trasporto pubblico, mettere finalmente mano al piano regolatore (risale al 2007), gestire il trasferimento degli istituti scolastici verso le periferie e i vuoti che si verranno a creare, risponde Bongiovanni. Armellini propone anche la creazione di “un marchio che miri a dare visibilità commerciale, sociale e culturale al centro storico, con un logo e una app condivisa”. Per Ugo Sturlese (Cuneo per i Beni Comuni) serve un momento di riflessione che coinvolga anche le associazioni dei commercianti.
Su questo l’assessore ai Comparti Produttivi Luca Serale una risposta ce l’ha già: il 14 aprile, infatti, si terrà un convegno sul tema dei vuoti commerciali, a carattere regionale. “Il tema degli sfitti e della desertificazione ci attanaglia dal primo minuto in cui siamo partiti con il lavoro sul distretto urbano del commercio” assicura l’esponente della giunta, che sottolinea il lavoro già svolto a partire dal progetto Pisu, centrato proprio sulla riqualificazione del commercio nel centro storico: “Sono nate parecchie attività che prima non c’erano e abbiamo dato, con diversi bandi, la possibilità di rifare gli affacci ed eliminare le barriere architettoniche. Esperimento ripetuto col bando Periferie e il piano urbano del commercio”.
Un intervento importante, ricorda Serale, “è quello realizzato sul mercato coperto: un gioiellino liberty, non posso pensare che continui a essere utilizzato solo per due mezze giornate. Abbiamo investito 170mila euro per riqualificare il mercato di piazza Seminario e le aree che lo circondano”. Sul piano immateriale c’è da segnalare un progetto Alcotra con la città savoiarda di Chambery, centrato sulla mobilità commerciale dell’ultimo miglio.
“Credo non sia solo una questione amministrativa: rendiamoci conto che l’affitto dei locali è quello che è, è così anche sull’abitare” fa presente ai colleghi la capogruppo del Partito Democratico Claudia Carli: “Se sei un giovane imprenditore non ti puoi permettere un affitto nel centro storico di Cuneo. Le città sono cambiate, il commercio è cambiato: viviamo in un mondo diverso da vent’anni fa e non possiamo pensare che i locali sfitti continuino a esserlo perché i proprietari non hanno intenzione di ripensare al canone. Stiamo ancora troppo bene, in una città dove chi ha i locali sfitti non ha bisogno di affittarli”.
“Se avessimo la cedolare secca estesa anche ai negozi o ai capannoni, sarebbe un’altra cosa” sostiene il leghista Valter Bongiovanni: “Fiscalmente non c’è nessuna incentivazione ad aprire negozi, non conviene né ai proprietari né agli esercenti stessi”. La proposta “shock” viene da dove non la si aspetterebbe, ovvero dal moderato Franco Civallero di Forza Italia: “Proporrei che a livello comunale si studi una tassazione sugli affitti che superano un determinato livello, altrimenti il commercio in via Roma andrà a finire”.
Il problema è che quando si tratta sui rinnovi dei contratti d’affitto il buon senso sparisce: “Ho visto aumenti del 40%, come può un piccolo negozietto affrontarli?”. Il Comune qualcosa può fare, ritiene l’ex candidato sindaco del centrodestra, per esempio sulla mobilità: “Il pizzo di Cuneo potrebbe servire per dare un parcheggio a chi va acquistare in via Roma e non si vuole fermare al Campidoglio”.
Andrea Cascioli

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