Il Papa ricorda Alberto Balocco: “La gente sa riconoscere i buoni imprenditori”
Nell’udienza con Confindustria il pontefice ha affermato: “Nel mercato ci sono imprenditori ‘mercenari’ e imprenditori simili al buon pastore”C’è stato anche un pensiero per la tragica scomparsa Alberto Balocco, avvenuta lo scorso 26 agosto sulle montagne di Pragelato, nell’udienza odierna che papa Francesco ha concesso ai membri di Confindustria.
Di fronte a una platea di 4600 industriali, riuniti nell’aula Paolo VI in Vaticano, il pontefice ha affermato: “La gente sa riconoscere i buoni imprenditori. Lo abbiamo visto anche recentemente, alla morte di Alberto Balocco: tutta la comunità aziendale e civile era addolorata e ha manifestato stima e riconoscenza”. L’esempio del 56enne fossanese, amministratore del colosso dolciario omonimo, è stato ricordato dal papa insieme a quello di Adriano Olivetti. Si tratta, ha spiegato, di distinguere tra due diversi tipi di imprenditoria: “Nel mercato ci sono imprenditori ‘mercenari’ e imprenditori simili al buon pastore, che soffrono le stesse sofferenze dei loro lavoratori, che non fuggono davanti ai molti lupi che girano attorno”.
Dopo il saluto del presidente di Confindustria Carlo Bonomi, che ha espresso la sua preoccupazione per “un Paese smarrito, diviso, ingiusto con troppi dei suoi figli e con lo sguardo schiacciato sui bisogni del presente”, il santo padre in un lungo e articolato discorso ha toccato numerosi temi menzionando brani del Vangelo (i trenta denari di Giuda e i due denari del buon samaritano) e insegnamenti della dottrina sociale della Chiesa. Si è parlato del patto fiscale e delle tasse come forma di condivisione dei beni, del gap degli stipendi troppo ampio tra top manager e impiegati, della creazione di posti di lavoro. Ancora, il ruolo delle aziende per l’integrazione degli immigrati, lo sfruttamento e la negligenza nella sicurezza, le donne licenziate a causa di una gravidanza. Infine, un monito: “Senza nuovi imprenditori la terra non reggerà l’impatto del capitalismo, e lasceremo alle prossime generazioni un pianeta troppo ferito, forse invivibile”.
Redazione
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