Il Piemonte è la regione del nord in cui più persone rinunciano a curarsi
Il rapporto di Cittadinanzattiva: tra le liste di attesa che si allungano e l’aumento della spesa per il ticket fisso la situazione sanitaria piemontese è in peggioramento rispetto agli scorsi anniNel 2023 a causa delle liste d’attesa sempre più lunghe e delle difficoltà economiche quasi il 9% dei piemontesi ha rinunciato a curarsi. È il dato più alto tra le regioni del nord Italia. Il Rapporto civico sulla salute presentato dall’associazione Cittadinanzattiva questa settimana ha evidenziato che il sistema sanitario del Piemonte sta attraversando alcune criticità. Una di queste riguarda la capacità di garantire tempi di accesso adeguati alla classe di priorità. Per i ricoveri programmati su tutto il territorio nazionale sono previste classe di priorità in base alla gravità della situazione. Le classi vanno dalla A, che è quella che prevede il ricovero entro trenta giorni perché la situazione del paziente potrebbe aggravarsi, alla D, che è il ricovero senza un’attesa massima definita (anche se non dovrebbero comunque essere superati i 12 mesi di attesa). Come si legge nel report, il Piemonte è tra le regioni che “faticano a rispettare i tempi di attesa, insieme ad altre cinque regioni, per interventi di classe A (ricovero entro 30 giorni) per tumore alla mammella”.
Guardando alle spese dei piemontesi in ambito sanitario il rapporto evidenzia un aumento della spesa per il ticket fisso pari al 11,2%. Nonostante il Piemonte non sia tra le regioni in cui si spende di più per il ticket, è la terza per aumento di spesa tra il 2022 e il 2023. Ed è anche la seconda regione d’Italia, dopo l’Abruzzo, in cui si spende di più in antibiotici.
Positivi invece i risultati raggiunti nei Livelli essenziali di assistenza (Lea), cioè le prestazioni che il Servizio sanitario nazionale è tenuto a fornire ai cittadini su tutto il territorio italiano. A differenza di molte regioni, il Piemonte raggiunge la sufficienza in tutte le macroaree (prevenzione, distrettuale e ospedaliera), registrando un graduale miglioramento sia rispetto al 2020 che al 2021.
Un dato interessante riguarda la vicinanza e quindi l’accessibilità ai luoghi che offrono sostegno in caso di emergenza. A livello nazionale “la copertura del servizio entro 30 minuti non è garantita in modo uniforme”, ci sono infatti 3,4 milioni di cittadini “che faticano a trovare una risposta tempestiva alle emergenze”. A livello regionale, lo 0,55% dei piemontesi vive nelle aree interne ed è distante più di 30 minuti dal pronto soccorso più vicino. È uno dei dati più bassi a livello nazionale, ben lontano dal 32,48% della Basilicata o dal 9,16% della provincia autonoma di Bolzano. Una prestazione peggiorata nel tempo invece riguarda i tempi di risposta alle richieste di intervento urgenti. In Piemonte, in media, le ambulanze del 118 nel 2019 impiegavano 17 minuti a raggiungere la persona che necessitava di aiuto, uno dei dati più bassi a livello nazionale dopo Liguria, Lombardia, Toscana ed Emilia-Romagna. Nel 2022 il tempo di attesa è aumentato arrivando a 19 minuti, in linea con la media italiana.
Micol Maccario
CUNEO sanità