Mondovì, il centrosinistra contro il regolamento di Polizia Locale: "Alla città non servono misure speciali"
La coalizione si schiera contro le nuove norme approvate dal Consiglio comunale, tra queste il cosiddetto "Daspo urbano"Riceviamo e pubblichiao.
Tra le città invisibili di Calvino ce n’è una, di nome Leonia, che “rifà sé stessa tutti i giorni”, e che ha come vera passione “l’espellere, l’allontanare da sé, il mondarsi d’una ricorrente impurità”. Espellere è una tentazione grande: si vorrebbe togliere dal tessuto sociale quei nodi che ne causano tensione o che ne alterano gli equilibri. Ma noi ci chiediamo: è questa la buona modalità da seguire? Abbiamo fatto così nel nostro passato civile e civico? Il Consiglio comunale di Mondovì, su proposta della maggioranza e col sostegno della minoranza di centrodestra, ha approvato nella seduta del 26 maggio scorso il nuovo regolamento della Polizia Locale. Tra le novità introdotte vi è l’individuazione nel territorio comunale di aree particolari (parchi pubblici, zone scolastiche, centri storici, luoghi di culto, strutture sanitarie, luoghi di interesse sociale come strutture sportive o la biblioteca comunale) in cui determinati comportamenti (che vanno dal lavarsi nelle fontane all’accattonaggio) devono essere puniti dalla Polizia Locale, oltreché con una multa da 100 a 300 euro, con il cosiddetto “Daspo urbano”: un ordine di allontanamento di almeno 200 metri dal luogo in cui l’illecito è stato commesso, valevole per 48 ore e trasmesso con immediatezza al Questore di Cuneo. Oltre a ciò, queste modifiche al regolamento introducono un nuovo regime per le raccolte di firme e le sottoscrizioni di portata locale, che, per essere libere e non limitate ad un solo giorno al mese, dovranno sottostare all’approvazione dell’Amministrazione. In merito a tale pacchetto di integrazioni al Regolamento, i tre consiglieri di centro sinistra hanno espresso parere sfavorevole.
L'intera coalizione sostiene e condivide sia le considerazioni espresse durante il Consiglio, sia il voto contrario. A nostro modo di vedere, chi amministra una città deve individuare gli strumenti migliori per far rispettare le leggi, certamente, ma sempre con l’obiettivo di rendere più coesa e solidale la sua cittadinanza. Rimuovere, “spostare” o nascondere i problemi (l’essenza del daspo urbano) non significa certo risolverli, tantomeno attenuarli, e non lavora in direzione della coesione e della tolleranza reciproca.
Solo lo scorso novembre era uscita la notizia con la quale si annunciava l'iniziativa sul cosiddetto “controllo di vicinato”. Già in quell'occasione come coalizione avevamo manifestato dei dubbi e, soprattutto, l’auspicio che quella scelta non alimentasse divisioni, tensioni e paure all'interno della cittadinanza, ma, al contrario, permettesse il coinvolgimento di tutti gli abitanti nella promozione della cura, attenzione e senso di responsabilità nei confronti della comunità nostra urbana, offrendo non solo un presidio di sicurezza, ma uno strumento di cittadinanza attiva soprattutto nei confronti delle persone più fragili, come anziani e disabili. A Mondovì non servono misure speciali: non ne abbiamo mai avuto bisogno, le forze dell’ordine fanno un lavoro egregio. Le statistiche e la quotidianità - salvo casi dei quali eventualmente non siamo stati messi a conoscenza e quindi non possiamo sapere - non ci portano a pensare che ci sia nel territorio comunale un'emergenza sicurezza tale da giungere fino alla definizione del Daspo urbano. Crediamo, inoltre, che non sia questo il modo di “agevolare” l'attività del personale di polizia locale che, ricordiamo, a differenza delle forze dell'ordine ha solo marginalmente compiti di pubblica sicurezza. Ma certo sarebbe bello se avessimo delle antenne fra i nostri concittadini, per cogliere i disagi e le fatiche dei più fragili. Ci sono bisogni sociali, vecchi e nuovi, che emergono in modo più o meno manifesto e urgente tra la popolazione, anche a Mondovì: se vogliamo cercare e trovare risposte utili ed efficaci, allora occorre impegnarsi per l’inclusione, la solidarietà e la partecipazione attiva alla vita della comunità. Ci vuole attenzione, non espulsione; sensibilità, e non sospetto tra i cittadini; in una parola: “welfare” e non “daspo”.
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Redazione
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