Non si sblocca il caso del diciottenne monregalese arrestato a Londra
Il ragazzo si trova ora agli arresti domiciliari. L'avvocato Enrico Martinetti: 'Dal Governo nessun passo concreto, ma al processo sarà facile dimostrare la sua innocenza'Avevamo raccontato la sua incredibile storia lo scorso novembre, ma da allora poco è cambiato. La vicenda è quella che ha coinvolto un diciottenne monregalese: partito, come si dice, per “cercare fortuna” a Londra, si era trovato prima sequestrato da alcuni trafficanti di droga, costretto a lavorare in una coltivazione clandestina di cannabis a Lenwade, nella contea di Norfolk, a quasi tre ore d'auto dalla capitale inglese, e poi arrestato dalla Polizia, che durante il blitz avvenuto lo scorso 16 luglio lo aveva fermato considerandolo un complice dei malviventi. Del suo caso si occupa l'avvocato di Mondovì Enrico Martinetti, che a novembre con una lettera aveva sollecitato l'interessamento del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, del Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, del Ministro degli Esteri Luigi Di Maio, del Console e dell'Ambasciatore italiano a Londra. Ad oggi, come detto, poco è cambiato: il ragazzo, infatti, si trova ancora in Inghilterra agli arresti domiciliari. Può uscire dalle 6 alle 19 dall'abitazione dove gli è stato imposto l'obbligo di dimora, ma deve indossare il braccialetto elettronico alla caviglia e deve pagare un canone di locazione di 1300 sterline al mese per la residenza scelta dalla Polizia inglese.
La prima udienza relativa al caso del giovane monregalese avrebbe dovuto tenersi lo scorso 13 gennaio, ma è stata rinviata d'ufficio al 6 luglio. Un primo passo è stato fatto nei giorni scorsi con l'incontro tra l'avvocato Martinetti e il Console italiano a Londra, alla presenza del ragazzo e di suo padre: una delle ipotesi praticabili è quella dell'applicazione della direttiva comunitaria che consentirebbe di scontare la misura cautelare in Italia, presso la residenza del padre.
“La situazione a livello processuale – spiega l'avvocato Martinetti – non è per nulla confortante: a meno che intervenga prima un accordo di cooperazione tra il Ministero della Giustizia italiano e quello inglese, cosa che allo stato attuale non mi pare così probabile possa avvenire in tempi brevi, il ragazzo sarà costretto a rimanere in Inghilterra a disposizione dell’Autorità giudiziaria inglese fino al termine del processo”. La lettera che l'avvocato monregalese aveva inviato a novembre a diversi esponenti del Governo, ad oggi, è di fatto caduta nel vuoto: “Al momento attuale nessuno ha fatto passi concreti per venire in soccorso del mio assistito, tanto che verrà a breve presentata un’interrogazione parlamentare sul caso. L’unico che ha dimostrato concreto interesse è il Console Italiano a Londra, il quale peraltro, se non supportato dal nostro Ministero della Giustizia, da solo può fare poco per risolvere a livello diplomatico un caso complesso come questo”.
L'avvocato Martinetti, in ogni caso, si dice ottimista sulla possibilità che il giovane monregalese possa dimostrare la sua innocenza di fronte alla Corte di Giustizia inglese: “Sarà facile dimostrare la sua totale estraneità al gruppo criminale che gestiva la produzione e il traffico di sostanze stupefacenti, vi sono evidenze probatorie inconfutabili. Purtroppo non lo ha aiutato il fatto che i capi organizzatori di questa banda criminale non sono ancora stati catturati dalla polizia inglese, e gli altri arrestati per ora hanno tenuto un atteggiamento omertoso con le autorità inquirenti: circostanze queste che hanno impedito finora di ricostruire con chiarezza i ruoli dei singoli arrestati nel blitz della scorsa estate”.
a.d.
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