"Durante la Resistenza i comunisti non hanno lottato per la libertà, ma per un’altra feroce dittatura"
L'intervento del consigliere regionale di Fratelli d'Italia Claudio Sacchetto all'interno del dibattito sugli ottant'anni dalla LiberazioneRiceviamo e pubblichiamo.
Egregio Direttore,
come ogni anno, nei giorni che precedono il 25 aprile, si accumulano commenti che alimentano il dibattito (sempre utile a mio parere) sulla Liberazione, sugli schieramenti, la concordia, la riconciliazione.
Mi piace, se gentilmente me ne darà l’opportunità, intervenire per aggiungere il mio pensiero allargando la visuale del puntuale fatto storico in un arco di tempo più ampio, molto più ampio.
Il 25 aprile, convenzionalmente, viene ricordata la data dell’anno 1945 in cui ci fu un’insurrezione diffusa contro l’occupazione nazifascista.
Alla lotta nella Seconda Guerra Mondiale contro la Germania ed i suoi alleati combatterono con eroismo e profitto una composita coalizione di Paesi che tatticamente erano alleati ma che in realtà avevano idee e strategie molto divergenti rispetto al nuovo ordine che avrebbe dovuto pacificare il mondo all’indomani dell’eventuale vittoria contro il male assoluto nazista, le conferenze di Teheran, Jalta e Potsdam ne forniscono testimonianza documentale e storica.
E qui ci dobbiamo fermare per una puntualizzazione storica sugli Alleati: c’erano Usa e Impero Britannico che progettavano un mondo libero e democratico e c’era l’Urss che voleva un mondo, o perlomeno un’Europa, assoggettata alla dittatura del proletariato ed al marxismo-leninismo che, tenuto conto del nazismo male assoluto, faceva dell’Urss e di tutti i partiti comunisti suoi alleati in Europa il male assoluto in libera uscita.
Questo è un passaggio fondamentale, i comunisti, anche i partigiani italiani, non hanno combattuto come i socialisti, gli azionisti, i cattolici, i liberali, i monarchici, i militari per affermare la democrazia, ma hanno combattuto per sostituire una dittatura con un’altra; quindi il primo passaggio di chiarezza se si vuole una vera storia condivisa è di parlare il linguaggio della verità e quindi dire quello che è stato: i repubblichini sono stati servi ubbidienti dei nazisti e quindi, aldilà di qualche attenuante “umana” per molti giovani indottrinati, non potranno mai essere dalla parte giusta della storia, ma va evidenziato che i comunisti non hanno lottato per la libertà ma per un’altra feroce dittatura, quindi sono stati dalla parte giusta della storia solo per convenienza tattica.
La prova storica di quanto affermo è nei fatti, se la geografia non fosse stata amica dell’Italia e ci fossimo trovati oltre la cortina magari avremmo subito un colpo di Stato alla cecoslovacca o le sinistre sarebbero state obbligate a fondersi col partito comunista e poi annullate come in Germania est e, come i repubblichini con i nazisti, i rossi locali avrebbero svolto il ruolo di servitori ubbidienti del tiranno straniero, fondando in Italia una repubblica di stampo sovietico.
Le posizioni di Togliatti, giudicate spesso come segni di apertura democratica, dalla svolta di Salerno, ai governi di unità all’amnistia era solo tattica in una situazione che non permetteva, nell’orbita di accordi superiori, maggiore movimento ai suoi che se avessero potuto si sarebbero comportati esattamente come i vicini titini.
Se la Prima Guerra Mondiale da alcuni storici è considerata la quarta guerra d’indipendenza italiana, mi sento di sostenere che il 18 aprile del 1948 sia stato l’ultimo atto della Liberazione e della battaglia che i patrioti hanno combattuto per regalarci la democrazia ed il primo esempio di diritti alle donne con quello di voto, in quanto gli italiani scelsero a stragrande maggioranza di stare con la libertà e la democrazia con il loro voto ai partiti che insieme ai militari (pensiamo a Mauri e Ignazio Vian nel cuneese che ci rammentano come sostanzialmente dal punto di vista militare i soldati siano stati i principali artefici del successo della Resistenza) avevano scacciato l’invasore nazista, il 18 aprile 1948 scacciarono l’invasore comunista.
A pensarci bene, tuttavia, forse si potrebbe ardire una tesi storica più avanzata. Il 18 aprile come penultimo atto della Liberazione che annovera tra i suoi capitoli uno dei più importanti: la Costituzione repubblicana e democratica.
Nel corso dei decenni le dottrine empiricamente antidemocratiche come quella fascista e quella comunista hanno svolto dei percorsi storico-politici che con le varie svolte da Berlinguer a Fiuggi hanno portato ad una totale condivisione dei valori di libertà e democrazia di tutti i partiti che operano nella politica italiana sanciti dai ruoli ricoperti da personaggi che avevano in un modo o in un altro legato la propria azione a questi partiti come D’Alema, primo Presidente del Consiglio che veniva dal Pci e Giorgia Meloni che oltre ad essere primo Capo del Governo donna è anche il primo a venire dalla destra repubblicana.
Quindi l’ultimo atto della Liberazione, prodromo per una vera e sincera riconciliazione è che alla fine, accettando i principi della Costituzione italiana, ogni forza politica ha oggi il totale diritto di esercitare la propria funzione democratica senza subire continui esami e/o processi politici, tenuto conto che la storia non si cancella ma che va celebrata con la verità.
Un ultimo pensiero su come in Italia spesso debba venire uno straniero a ricordarci le nostre donne o uomini migliori. Carlo III nei giorni scorsi ci ha ricordato una patriota, così vuole essere chiamata sostenendo che la Patria è per tutti, non solo per una parte; Paola Del Din, 101 anni, combattente nella Brigata Osoppo (quella costituita da patrioti democratici, perlopiù cattolici e militari, decimata dagli “alleati” comunisti, vedi sopra per riflessioni storiche).
Del Din dice due cose fondamentali: la Osoppo era costituita da cattolici, anche sacerdoti e alpini, persone di cui la popolazione si fidava, dubito che i cittadini potessero fidarsi dei comunisti e dei nazifascisti. Infine dice che hanno combattuto per la libertà senza aspettarsi niente da nessuno.
Parole di una donna d’altri tempi? Io credo che in Italia ancora oggi questi valori siano presenti, magari più nascosti ma ci sono.
Claudio Sacchetto
Consigliere regionale Fratelli d’Italia
c.s.

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