Il rinnovo del contratto collettivo manca da 14 anni, la protesta dei lavoratori della sanità privata
Differenze di centinaia di euro con i colleghi del pubblico. I sindacati: ''Anche loro erano in prima linea nel periodo Covid, ma senza gli stessi diritti''Continua la protesta dei lavoratori della sanità privata per il mancato rinnovo del contratto collettivo scaduto da oltre 14 anni. Questa volta i lavoratori e i sindacati della Funzione pubblica di Cgil, Cisl e Uil si sono trovati davanti all’ospedale Santa Croce di Cuneo - ingresso di via Michele Coppino - per protestare contro la decisione di Aris (Associazione religiosa residenze socio sanitarie) e Aiop (Associazione italiana ospedalità privata), le controparti datoriali che si sono sfilate dal tavolo delle trattative.
Una situazione che sta creando parecchia tensione tra i lavoratori, anche alla luce delle condizioni presenti nell’intesa disconosciuta dalle due sigle. Il ministero della Salute e la Conferenza delle regioni erano disponibili a finanziare il 50% del costo del personale, accollandosi gran parte degli oneri derivanti dal rinnovo, ma ad un passo dalla firma definitiva le controparti datoriali si sono tirate indietro. La differenza di stipendio netta tra un OSS che lavora nel privato e uno impiegato nel pubblico è di oltre 250 euro, ma per gli infermieri la forbice si allarga.
Una beffa che in provincia di Cuneo riguarda oltre mille lavoratori. “Gli operatori della sanità privata, come i colleghi del settore pubblico, erano in prima linea nel periodo Covid, senza avere né gli stessi diritti né gli stessi premi”, osserva Alfio Arcidiacono, referente della FP Cigl. “Abbiamo scelto il Santa Croce perché qui operano circa 250 dipendenti tra OSS, barellieri e tecnici di laboratorio di Amos, l’azienda più grande del settore della sanità privata (ma di proprietà pubblica n.d.r.) - continua il sindacalista, che poi passa all’attacco -. Chiediamo alla Regione Piemonte di dare un segnale: basta dare soldi pubblici (attraverso le convenzioni n.d.r.) ad aziende che negano i diritti a chi opera nel settore”.
Nella Granda la questione interessa aziende importanti quali Amos, Casa di Cura Città di Bra, Clinica San Michele di Bra, la Casa di Cura Monsserat di Borgo e Caraglio, Orizzonte Speranza di Boves.
L’iniziativa odierna è ‘propedeutica’ allo sciopero nazionale della sanità privata che si svolgerà il prossimo 16 settembre.
Samuele Mattio

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