Processo ‘Momo’, la Cgil sarà parte civile contro i sette accusati di caporalato
Il giudice Alice Di Maio ha accettato la richiesta presentata dal sindacato e dalla sua federazione agricola: ‘Una tappa fondamentale del nostro lavoro’Nel pomeriggio di ieri, lunedì 12 ottobre, il giudice Alice Di Maio ha accolto la richiesta di costituzione di parte civile da parte di Cgil e Flai Cgil al processo per caporalato derivante dall'inchiesta della procura di Cuneo, ribattezzata “Momo”, dal soprannome del caporale del Burkina Faso che, secondo le indagini, svolgeva attività di reclutamento e intermediazione per conto di alcune aziende agricole del Saluzzese, che poi impiegavano i lavoratori in condizioni di grave sfruttamento, approfittando del loro stato di bisogno.
Si dice “molto soddisfatto” della decisione il segretario provinciale di Flai Andrea Basso: “Le motivazioni del giudice riconoscono il ruolo del sindacato su questo territorio e il lavoro costante a sostegno dei lavoratori più fragili che spesso accettano condizioni minime perché corrono il rischio di diventare invisibili. Questo processo ci riguarda eccome ed è una tappa fondamentale del nostro lavoro, che vuole portare legalità in un settore ancora troppo colpito da fenomeni di caporalato, lavoro nero e grigio”.
Le difese sostenevano che la costituzione in oggetto non fosse ammissibile poiché il sindacato non avrebbe subito un danno immediato e diretto collegato con i reati contestati. Tuttavia, il giudice Di Maio, richiamandosi alla giurisprudenza pregressa, in particolare al caso ThyssenKrupp, ha dichiarato “pacifico” il diritto degli enti collettivi di costituirsi parte civile tutte le volte che viene leso un interesse che essi assumono a ragione della loro esistenza e della loro attività. Per verificare se le associazioni abbiano questo diritto si procede con una doppia verifica: che gli interessi perseguiti siano coincidenti con quelli violati dal reato e che i valori costitutivi siano perseguiti in azioni concrete e quotidiane.
Decisiva la documentazione prodotta dall'avvocato Valentina Sandroni, che ha testimoniato con precisione l'attività svolta dal sindacato, declinata in azioni di formazione e informazione come l'Infopoint, di comunicazione ordinaria, la partecipazione a tavoli di lavoro, i partenariati sui progetti ministeriali come “Buona Terra”, il ruolo proattivo alla stipula dei recenti protocolli siglati con la Prefettura.
Commenta il segretario provinciale della Cgil Davide Masera: “Partecipare al processo è per noi un fatto di fondamentale importanza. Premia il lavoro quotidiano della nostra organizzazione e dei suoi funzionari. Sono convinto che lavorare per la legalità sia la migliore difesa della parte onesta del sistema frutticolo saluzzese che, sia chiaro, noi vogliamo difendere. Sarebbe buona cosa smetterla di accusare il sindacato di fare la caccia alle streghe: vogliamo essere portatori di una cultura del rispetto e ribadire la necessità che il sistema saluzzese venga sempre più orientato ai diritti. Cgil difende i diritti dei lavoratori. In questo processo ci sono dei lavoratori sfruttati, noi stiamo dalla loro parte e siamo con loro”.
Insieme a Flai Cgil, anche l’associazione Sicurezza e Lavoro rappresentata dall’avvocato Mattalia ha visto accolta la richiesta di costituzione come parte civile. Quello che si aprirà il prossimo 30 novembre è il primo processo per caporalato in provincia di Cuneo dall’introduzione del nuovo reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. Le pene per i cosiddetti ”caporali” contemplano la reclusione da cinque a otto anni e una multa da 1.000 a 2.000 euro per ogni lavoratore coinvolto.
Redazione
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