Dal Recovery Plan i fondi per l’ex ospedale psichiatrico di Racconigi
Lo storico complesso del “Chiarugi”, risalente a fine ‘700, è in stato di abbandono da anni. Il governatore Cirio pensa alla riqualificazione: “Occasione unica”L'ex ospedale psichiatrico di Racconigi, chiuso nel 1978 e in stato di abbandono da anni, potrà essere riqualificato con i fondi del Recovery Plan. È quanto emerso questa mattina in seguito a un sopralluogo del presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, e a un incontro con il sindaco della città, Valerio Oderda.
L'obiettivo della Regione, riferisce l’Ansa, è l'attivazione di un tavolo di lavoro diretto da un commissario nominato dall'Asl Cn1, proprietaria del complesso: “Dobbiamo sfruttare un'occasione unica - ha detto Cirio - quella del Recovery Plan, e dare un futuro a questo complesso”.
La costruzione del manicomio intitolato al medico toscano Vincenzo Chiarugi, uno dei pionieri della moderna psichiatria, risale al periodo compreso tra il 1786 e il 1829. Il progetto iniziale di dare vita a un “ospedale di carità e opere pie” era stato nel frattempo abbandonato, così il complesso venne trasformato in seguito in un collegio per i figli di ex militari. Nel 1871 Racconigi fu scelta dall’amministrazione provinciale quale sede del manicomio. Oltre al “Chiarugi”, con un reparto per gli uomini e uno per le donne, la struttura comprendeva il padiglione “Marro” per “uomini tranquilli”, il “Tamburini” (“donne tranquille”), il “Morselli”, dove erano presenti le celle di contenzione e che era destinato ai pazienti definiti “acuti”. E poi una colonia agricola da usare per l’ergoterapia, un laboratorio di ricerche cliniche, uno di anatomia patologica, uno di radiologia, uno di elettroterapia e una sala operatoria per gli interventi al sistema nervoso.
Una vera e propria “città nella città”, il complesso dell’ex Neuro si estendeva sino alla periferia della città, con un esteso parco: la superficie totale ammontava a 162.890 metri quadrati, 33.387 dei quali coperti. Fra medici, impiegati, infermieri, addetti alla manutenzione e ai vari servizi, nella struttura totalmente autosufficiente lavoravano circa 500 persone. L’enorme fabbricato ospitava anche le cucine, la panetteria, la casa delle suore (una quarantina), la centrale di riscaldamento e vari altri edifici, disseminati in un ampio e ancora oggi bellissimo parco, ormai dichiarato inagibile per motivi di sicurezza. Il picco massimo di ricoveri si ebbe durante le guerre mondiali con un numero di pazienti che non scese sotto i mille e che, tra gli anni Sessanta e Settanta, raggiunse addirittura i 1.400. Negli anni Sessanta, in pieno boom economico, c’era l’usanza di chiamare il manicomio “la fabbrica delle idee”. Era un’espressione sarcastica con cui i racconigesi sottolineavano la differenza di valori fra la fabbricazione operaia di beni materiali e la produzione visionaria di idee “matte”.
A seguito dell’entrata in vigore della legge Basaglia anche il manicomio di Racconigi chiuse nel 1981. Oggi il padiglione “Chiarugi” è in grave stato di degrado, con problemi statici dovuti all’abbandono e al dilavare delle acque meteoriche dalle coperture.
Redazione
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