Giorno del Ricordo, polemiche a Savigliano: “Il Comune invita uno storico negazionista delle foibe”
Il consigliere Maurizio Occelli interroga il sindaco sull’incontro con Eric Gobetti. A Torino invece è scontro sulla locandina della Regione: “Sembra propaganda nazista”L’avvicinarsi della data del 10 febbraio scatena - come da diversi anni a questa parte - le polemiche a cavallo tra storiografia e politica militante.
Si parla delle commemorazioni per il Giorno del Ricordo, la solennità civile che dal 2004 - per legge firmata dall’allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi - celebra la memoria dell’esodo istriano-giuliano-dalmata che coinvolse circa 250mila italiani. Alcune migliaia di loro, fra le tremila e le undicimila secondo le diverse fonti storiche, caddero vittime degli eccidi perpetrati dai comunisti jugoslavi tra il 1943 e l’immediato dopoguerra. Una serie di violenze, compresi i massacri delle foibe, finalizzate ad accelerare il processo di pulizia etnica nei territori che sarebbero stati annessi alla Jugoslavia.
Il Comune di Savigliano è tra quelli che nella provincia di Cuneo hanno dedicato a questa tragedia un’attenzione particolare, culminata nell’intitolazione di una via ai martiri delle foibe, per volontà della giunta di centrosinistra guidata all’epoca da Sergio Soave. Anche qui però si annuncia uno scontro “memorialistico” tra maggioranza e opposizione. La pietra dello scandalo è l’incontro che l’amministrazione comunale ha promosso per il prossimo 4 febbraio con lo storico Eric Gobetti, autore per Laterza del pamphlet E allora le foibe?. Gobetti, torinese e collaboratore di Rai Storia, si è occupato in varie pubblicazioni di fascismo, resistenza e storia jugoslava. All’uscita del libro in questione, lo scorso anno, un’estesa polemica lo aveva riguardato sia per la scelta del titolo - giudicata derisoria nei confronti delle vittime dei massacri, poiché allude a uno sketch comico di Caterina Guzzanti - sia per le posizioni personali dell’autore, ritratto a pugno chiuso di fronte alla tomba di Tito in alcune immagini del suo profilo Facebook.
Per il consigliere comunale di Fratelli d’Italia Maurizio Occelli il testo di Gobetti “rappresenta un caposaldo della negazione delle foibe per l’intenzione di ridimensionare una tragedia che rappresenta una cicatrice indelebile nella Storia d’Italia”. Ragion per cui l’esponente della minoranza consiliare ha presentato al sindaco Giulio Ambroggio un’interrogazione urgente a risposta scritta. All’amministrazione si richiede “una dimostrazione di doverosa sensibilità e rispetto per questa ricorrenza drammatica con la cancellazione dell’evento e la sua sostituzione con iniziative che seguano lo spirito di pacificazione nazionale a cui dovremmo tutti finalmente richiamarci”.
Il riferimento di Occelli è anche all’intervento del presidente Mattarella che lo scorso 10 febbraio 2021 aveva specificato come “le sofferenze patite non possono essere negate” e “i crimini contro l’umanità non si esaurirono con la liberazione dal nazifascismo ma proseguirono nella persecuzione e nelle violenze perpetrate da un altro regime autoritario, quello comunista”.
Una polemica di segno opposto, intanto, è in corso sui banchi di palazzo Lascaris a Torino. Qui il capogruppo di Luv in Consiglio regionale, Marco Grimaldi, prende di mira la locandina scelta dalla Regione Piemonte, nell'ambito del progetto “Identità oltre confine”, per il Giorno del Ricordo. “Dopo il fumetto pubblicato da una casa editrice di estrema destra e farcito di errori storici dell'anno scorso - attacca Grimaldi -, anche quest'anno la Regione a trazione nera non perde il vizio ed esce con una locandina che ha l’aspetto di un manifesto di propaganda nazista, con tanto di partigiani di Tito rappresentati come mostruosi giganti neri. Le manipolazioni legate al Giorno del Ricordo continuano, impiegando, per l'ennesima volta, denaro pubblico e utilizzando il Circolo dei Lettori”. Grimaldi chiede al presidente Cirio se ritenga che questa locandina si presti a una grande indagine culturale: “Testi e iniziative rigorosi e ben fatti, che facciano luce su quella fase della storia, ne esistono, ma la nostra destra in genere non perde occasione per aggredire verbalmente e minacciare chi li promuove, siccome alla storia preferisce da sempre il revisionismo cialtrone”.
a.c.
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