Il “reddito di libertà” per le donne vittime di violenza è in vigore: un’iniziativa partita da Savigliano
Il ministro Fabiana Dadone ha elogiato l’ex candidato sindaco Antonello Portera. Fu lui a proporre l’idea di un sussidio per chi vuole lasciare un compagno violentoParte da Savigliano la genesi del cosiddetto “reddito di libertà”, il provvedimento a sostegno delle donne vittime di violenza domestica. Varato dal governo Conte nel 2020 con il decreto Rilancio, è entrato ufficialmente a regime con la pubblicazione di un’apposita circolare da parte dell’Inps.
La misura prevede la concessione di un sussidio per le donne in condizione di particolare vulnerabilità o povertà che intendano perseguire un percorso di autonomia e di emancipazione. L’obiettivo è favorire l’indipendenza economica dei soggetti seguiti dai centri antiviolenza riconosciuti dalle regioni e dai servizi sociali, sostenendo innanzitutto le spese per l'autonomia abitativa e personale e il percorso scolastico e formativo di eventuali figli e figlie minori. Destinatarie del provvedimento sono le donne residenti nel territorio italiano che siano cittadine italiane o comunitarie oppure, in caso di cittadine di Stato extracomunitario, in possesso di regolare permesso di soggiorno.
Il reddito di libertà è riconosciuto dall'Inps con un contributo nella misura massima di 400 euro mensili pro capite, in un’unica soluzione per massimo dodici mesi, entro il limite delle risorse assegnate a ciascuna regione o provincia autonoma. Per facilitare la presentazione telematica delle domande all'Inps, è stata attrezzata una specifica piattaforma di collegamento con i comuni che consentirà di inoltrare le domande.
Nel 2018, ha ricordato con un post su Facebook il ministro per le Politiche Giovanili Fabiana Dadone, fu l'avvocato Antonello Portera, consigliere comunale ed ex candidato sindaco pentastellato a Savigliano, a suggerirle “un'idea semplice ma che racchiude l'essenza di un movimento politico che ha a cuore i più fragili: dare il reddito di cittadinanza alle donne vittime di violenza domestica. Un modo per dar loro coraggio di denunciare e di iniziare una nuova vita”. Da questo lunedì la misura ha trovato attuazione concreta e per questo il ministro carrucese dice grazie “alle tante persone che, come Antonello, ci sostengono ogni giorno e sostengono gli ultimi in questo Paese. Questa è l'Italia di cui andare fieri”.
Guardando al dato politico, il messaggio con dedica all’avvocato Portera conferma il feeling tra la giovane esponente di governo e il candidato che quattro anni fa portò i pentastellati al miglior risultato finora raccolto in un’elezione comunale nelle “sette sorelle”: un 24,6% personale (ben quattro punti sopra il voto di lista) che non era bastato ad assicurare il ballottaggio, ma che aveva confermato gli ampi margini di crescita del movimento a Savigliano. Il comune attende in primavera quella che si annuncia come una delle sfide più incerte di sempre per la conquista del municipio. La formula magica del centrosinistra, vincente nell’ultimo quarto di secolo prima con Sergio Soave e poi con i suoi epigoni, è logorata dalla guerra intestina che ha opposto l’attuale primo cittadino Giulio Ambroggio ai suoi consiglieri, pronti perfino a disconoscerlo nell’ipotesi che non voglia farsi da parte. Il centrodestra, dall’altro lato, patisce la cronica assenza di candidature “pesanti” da opporre ad avversari con sperimentata cultura di governo.
In un quadro simile potrebbe essere proprio Portera a sparigliare le carte, a dispetto del tracollo vissuto nell’ultimo biennio dai pentastellati a livello nazionale. Il diretto interessato ha però più volte dato segni d’insofferenza rispetto alle scelte intraprese dai Cinque Stelle, non ultima la decisione di entrare nel governo Draghi. Ora che la consiliatura è al passo d’addio non è un mistero che l’ex candidato del movimento sia tentato da molte sirene e corteggiato sia da sinistra che da destra. Sarà ancora lui, magari a capo di qualche inedita combinazione politica, l’“uomo delle stelle”?
Andrea Cascioli
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