'Quando si parla di Coronavirus si parta dai numeri positivi: in provincia di Cuneo non ci sono contagi'
Presso la sede cuneese di Confcommercio una conferenza stampa per fare il punto sulla situazione del settore turistico e commerciale: 'Danni importanti generati da una comunicazione sbagliata'“Quando si scrive o si parla di Coronavirus si parta dalle notizie e dai numeri positivi: la nostra è una provincia sana, in cui non ci sono contagi accertati”. Nelle parole del presidente dell’Atl del Cuneese Mauro Bernardi uno dei punti chiave della conferenza stampa organizzata stamattina, venerdì 28 febbraio, presso la sede cuneese di Confcommercio, sul tema del Coronavirus e sulle ripercussioni negative che sta avendo sul sistema economico italiano e nello specifico della Granda.
Ad aprire la conferenza, che ha seguito la seduta del Consiglio provinciale di Confcommercio, il presidente Luca Chiapella: “Sul Coronavirus c’è stata una comunicazione distorta, sbagliata, che sta creando danni importanti. E’ sbagliato anche solo chiamarla emergenza: in Piemonte ci sono pochissimi casi. Ci sono voluti anni di impegno e investimenti per rendere la provincia di Cuneo rilevante sotto il profilo turistico, ora tutto questo rischia di essere vanificato, ed è bene ricordare che tutte le disdette e le cancellazioni delle prenotazioni che stiamo ricevendo nel settore turistico ricadranno sul commercio e sull’intero sistema economico del territorio”. In mattinata Confcommercio, insieme alle associazioni datoriali, ha messo a punto una serie di proposte per affrontare la crisi e per organizzare il rilancio: “Abbiamo proposto la creazioni di un tavolo che coinvolga anche le Atl e le fondazioni”, ha spiegato Chiapella.
Luigi Barbero, presidente dell’Atl Langhe, Monferrato e Roero, ha illustrato nello specifico le prospettive per il rilancio: “Bisogna pensare alle prossime scadenze fiscali e contributive, con le entrate prossime allo zero potrebbero creare situazioni gravissime per le nostre imprese. Servirà un “Piano Marshall”, serviranno più di 10 miliardi di euro a livello nazionale per affrontare la crisi. Poi si dovrà pensare ad un forte piano di rilancio della nostra offerta, soprattutto per gli arrivi internazionali, che sono quasi azzerati”.
Una situazione di crisi che secondo tutti i relatori è stata alimentata da una gestione sbagliata dell’informazione a livello nazionale e internazionale: “Ci vuole razionalità, non è pensabile che il Coronavirus sia solo in Italia. La differenza con le altre nazioni europee l’ha fatta la comunicazione, ci voleva più prudenza”. Sulla stessa lunghezza d’onda Mauro Bernardi: “Innanzitutto c’è stata una malagestione da parte dello stato centrale, poi la psicosi è stata ingigantita da una comunicazione sbagliata. In Piemonte i contagi si contano sulle dita di una mano, in provincia di Cuneo non siamo stati toccati dal problema, non ci sono casi di Coronavirus, eppure ci ritroviamo ugualmente a pagarne il prezzo, in un settore, quello del turismo, che stava diventando per noi un punto di forza”. Posizione analoga quella di Beppe Carlevaris, presidente di Conitours: “La situazione andava gestita meglio e per la montagna è devastante. Fino a domenica stavamo vivendo una delle stagioni invernali più belle degli ultimi anni, da giorni invece riceviamo disdette a pioggia. Ora chiediamo impegno in questo senso a chi fa informazione, ma serviranno comunque misure drastiche a sostegno delle imprese”.
L'opinione, insomma, è unanime: per la provincia di Cuneo il problema non è stato il Coronavirus, bensì la paura del Coronavirus. Ora, mentre la situazione dei contagi sembra stabile, serve trovare immediatamente il modo per ripartire, per evitare che i danni diventino ancor più pesanti.
Andrea Dalmasso

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