Addio a Pina Bongiovanni, la cuoca di Treiso che tenne a battesimo Slow Food
Tra i tavoli della sua Osteria dell’Unione Petrini e compagni inventarono l’Arci Gola e il manifesto del cibo lentoSi è spenta all’età di 81 anni Pina Bongiovanni, la storica cuoca dell’Osteria dell’Unione di Treiso. Sulle mura del locale una targa ricorda la nascita del movimento Slow Food, che proprio tra quei tavoli prese forma nei primi anni Ottanta.
Il locale era rinato in quegli anni come circolo Arci, su consiglio di Carlo Petrini: fu lui a incoraggiare la proprietaria e il marito Beppe Marcarino a riprendere la tradizione della trattoria di “Marieta”, sovrana dei tajarin di Langa, nel luogo in cui già negli anni Trenta il padre di Pina, Cesare, aveva gestito una piola. Il 1 maggio 1982 venne così inaugurata l’Osteria dell’Unione: “All’inizio - ricorderà la signora Pina in un’intervista - la gente del paese aveva quasi paura del ‘circolo dei comunisti’. Venivano però in molti da Alba e da Bra”. Petrini non solo si reca spesso in quel circolo, ma lo fa conoscere a tutti gli amici più fidati. A detta di Folco Portinari, l’ideologo del manifesto slowfoodiano, quello della Pina è il miglior coniglio del mondo. Non è da meno l’elogio di Edoardo Raspelli: “Scrisse sulla Stampa che il vitello tonnato di Treiso era fatto dagli angeli. Dopo abbiamo avuto così tante richieste che non sapevamo dove mettere i clienti, con i nostri 30-40 coperti”.
Sempre per il tramite di Petrini l’Osteria ospiterà i ragazzi dei campi estivi organizzati da Renato Nicolini, l’assessore alla cultura della capitale che inventa l’“Estate romana”. Vengono a Treiso tutti i grandi nomi della sinistra italiana, da Luciano Lama al sindaco di Torino Diego Novelli, dal segretario di Legambiente Ermete Realacci ai giovani Walter Veltroni e Massimo D’Alema. Ma anche Dacia Maraini e Nuto Revelli, sempre accompagnati dai braidesi. “Pina - ricorda Slow Food nel messaggio di commiato - fu presente in ogni momento storico fondamentale per la nostra associazione: da Treiso venne anche a Parigi a cucinare i suoi mitici ravioli del plin, in occasione della firma del Manifesto che ha segnato l’inizio dell’associazione per come la conosciamo ancora oggi”.
Già da qualche anno la Bongiovanni aveva passato le consegne a uno dei figli, Fabio, assistito dalla moglie Rezi. Testimone di un piccolo pezzo di storia del costume, ne è stata a suo modo protagonista, pur senza mai pretenderlo: “Io ero sempre in cucina - raccontava - e non seguivo molto i loro incontri”.
Andrea Cascioli
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