Colpo allo spaccio tra Langhe e Roero, sequestrata una serra con 500 piante di cannabis
La marijuana veniva rivenduta per finanziare l’acquisto di cocaina dalla Calabria. Otto arresti e 14 misure cautelari nel sodalizio italo-albaneseC’erano 510 piante di cannabis e 18 chilogrammi di marijuana già impacchettati e pronti per essere venduti, in un casolare anonimo nella campagna di Alba. Una serra gestita con i criteri più aggiornati dal punto di vista agronomico: lampade illuminanti, sistemi d’irrigazione, perfino due operai-guardiani lasciati in pianta stabile a sorvegliare le coltivazioni. Senza cellulare, così da evitare che potessero essere intercettati.
Quella che i carabinieri del Nucleo Investigativo di Cuneo hanno individuato e sequestrato al termine di una complessa indagine, coordinata dalla Procura di Asti, è probabilmente solo una delle serre che il sodalizio criminale italo-albanese deve aver gestito tra Langhe e Roero, con qualche incursione nell’Astigiano. L’operazione condotta nelle prime ore di oggi, martedì 23 gennaio, ha portato all’emissione di 14 misure cautelari: otto gli ordini di custodia in carcere (quattro già eseguiti, gli altri destinatari devono ancora essere rintracciati), più tre arresti domiciliari, un obbligo di dimora, un divieto di soggiorno in provincia di Cuneo e un obbligo di firma. Ci sono anche altre nove persone indagate, per un totale di 23 soggetti. La perquisizione in casa di uno di loro ha portato al rinvenimento di altri 200 grammi di cocaina e 500 grammi di marijuana.
I destinatari dell’ordine di arresto sono tutti pregiudicati: cinque albanesi e tre italiani. Tra questi ultimi c’è l’individuo che faceva da tramite con il principale canale di approvvigionamento della cocaina, proveniente dalla Calabria: era lui a trovare i contatti e ad effettuare i trasporti, a volte portando con sé anche 2 chili di polvere bianca. A fianco di questo canale però ce n’erano altri, che potevano essere attivati in caso di bisogno. Agli indagati, spiega il comandante provinciale dell’Arma colonnello Giuseppe Carubia, non è contestata l’associazione a delinquere. È indubbio però che gli spacciatori fossero bene organizzati: cinque tra loro sono già stati destinatari di misure cautelari nell’ambito di una precedente inchiesta sui “turisti della droga”, i pusher stagionali che dall’Albania spacciavano per qualche mese sulle piazze di Alba e Bra.
Nel complesso sono contestati 24 capi d’imputazione che comprendono l’estorsione e il porto abusivo di armi da fuoco. È stata rinvenuta una pistola che veniva mostrata ai clienti con debiti ingenti, a mo’ di “sollecito di pagamento”. Il primo raccolto di marijuana in serra, spiega il tenente colonnello Angelo Gerardi, comandante del Nucleo Operativo dei carabinieri, serviva a ripagare le spese. Con i successivi si finanziava l’acquisto della cocaina, venduta a prezzi più elevati. La serra rappresentava quindi una specie di “bancomat”, precisa il colonnello Carubia: “Una pianta di cannabis a piena maturazione può assicurare la produzione di una quantità di marijuana compresa tra un chilo e un chilo e mezzo. Equivale a un guadagno stimato in 1000/1500 euro per ciascuna pianta”.
Una sessantina i carabinieri che hanno partecipato all’operazione odierna, tra le province di Cuneo, Torino, Asti e Rimini. “L’operazione - conclude il comandante Carubia - conferma il nostro impegno in un settore strategicamente rilevante come il contrasto allo spaccio di stupefacenti: un fenomeno con un impatto importante anche nell’economia legale, aumentando i rischi di infiltrazione e riciclaggio”.
Di seguito i nominativi delle persone incarcerate: Alfred Gjohilani (nato in Albania il 10 gennaio 1983), Adem Dule (nato in Albania il 15 aprile 1986), Marco Faccenda (nato a Canale il 20 settembre 1978), Qani Hodaj (nato in Albania il 18 aprile 1999). Ai domiciliari Shtiefen Hila (nato in Albania il 30 agosto 1985), Alberto Carè (nato a Melito Porto Salvo, provincia di Reggio Calabria, il 26 agosto 1973), Massimo Prete (nato a Mondovì il 16 gennaio 1974).
Andrea Cascioli
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