Feudo 2, tutti assolti: cadono le accuse contro tre ex sindaci del Roero
Gli ex primi cittadini di Santo Stefano Roero, Vezza d’Alba e Montaldo Roero erano a processo insieme a funzionari pubblici e professionisti del territorioIl “feudo” del Roero non c’è, dicono i giudici di Asti: il collegio presieduto da Elisabetta Chinaglia ha assolto i dodici imputati di corruzione, truffa aggravata allo Stato, turbativa d’asta, falso materiale e falso ideologico.
Con la formula ampia dell’insussistenza del fatto, per i reati più gravi, in altri casi perché il fatto non costituisce reato. Una smentita per le tesi accusatorie che la Procura di Asti aveva portato avanti nei confronti di tre ex sindaci, Carla Bonino di Vezza d’Alba, Fulvio Coraglia di Montaldo Roero e Renato Maiolo di Santo Stefano Roero, già arrestato e inquisito nell’ambito del primo troncone dell’inchiesta “Feudo”, per il quale si andrà a giudizio il 2 aprile.
L’inchiesta “Feudo 2”, avviata dalla Guardia di Finanza, aveva portato nel 2022 all’arresto e alle successive dimissioni degli altri due primi cittadini coinvolti e di Giuseppe Steffanino, vicesindaco di Vezza. Insieme a loro sono stati rinviati a giudizio otto funzionari pubblici e professionisti del territorio. Nel mirino c’era l’ormai disciolta Unione dei Comuni del Roero, tartufo e Arneis di cui facevano parte i tre comuni interessati.
Le fiamme gialle avevano evidenziato l’esistenza di “un articolato, pervasivo e ben consolidato sistema fraudolento di gestione della cosa pubblica”, volto all’assegnazione di appalti e consulenze a professionisti e imprenditori considerati “amici”. Il Nucleo di Polizia Economico Finanziaria ha passato al setaccio i bilanci degli enti locali dell’ultimo decennio. Le irregolarità più gravi erano state rilevate a Vezza d’Alba, dove i funzionari comunali erano accusati di aver annotato crediti falsi, con la connivenza del sindaco, al fine di chiudere gli esercizi finanziari in positivo.
Dagli atti, secondo la Procura, era emerso un danno erariale di un milione e mezzo di euro. Gli amministratori, pur senza intascare denaro, sarebbero stati disposti per mero interesse politico ad avallare spese gonfiate e lavori talvolta inutili. A loro volta i professionisti erano accusati di avere favorito imprese compiacenti che, in cambio, acquisivano da aziende a loro riconducibili i materiali da impiegare.
Tutto sbagliato, dicono ora i giudici. Dopo la lettura del dispositivo di sentenza, in tribunale sono partiti gli applausi e gli abbracci con i legali. L’avvocato Piermario Morra, difensore del geometra Giovanni Careglio, commenta con soddisfazione la sentenza: “Il mio assistito è un galantuomo, che ha subito sequestri e ha dovuto dimettersi dai suoi incarichi”. “Confidiamo che analogo esito abbia anche l’altro filone processuale” dice l’avvocato Roberto Ponzio, legale dell’ex sindaco di Santo Stefano Renato Maiolo: “Ha sempre servito le istituzioni e non se n’è mai servito per fini personali: quando ha disceso le scale del municipio era sicuramente più povero di quando le ha salite”.
Redazione

truffa - Guardia di Finanza - Vezza D'alba - Indagini - Cronaca - Corruzione - Carla Bonino - montaldo roero - Santo Stefano Roero - Renato Maiolo - Fulvio Coraglia