‘Ndrangheta, condannati i fratelli Luppino: erano i capi della “locale” di Bra
Storica sentenza dopo l’operazione della DDA che nel 2020 aveva decapitato i vertici del clan attivo sotto la Zizzola. Condanne anche per due carabinieriDiciassette anni di carcere per Salvatore Luppino detto Turi, sedici per il fratello Vincenzo. Sono le pene più alte comminate dai giudici del tribunale di Asti ai protagonisti del processo alla ‘ndrangheta braidese.
Nel giugno del 2020 un’operazione coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Torino aveva portato a dodici ordinanze di custodia cautelare per associazione di stampo mafioso e traffico di droga. Per la prima volta veniva accertata in provincia di Cuneo la presenza di una “locale” di ‘ndrangheta, riconducibile alla famiglia Luppino di Sant’Eufemia di Aspromonte, nel Reggino. La cosca, facente capo ai fratelli Salvatore e Vincenzo Luppino, risultava collegata alla potente famiglia Alvaro di Sinopoli. Tra i principali business il traffico di cocaina, ma i fratelli avevano agganci anche all’interno della pubblica amministrazione e nelle forze dell’ordine. Erano stati per questo indagati a piede libero anche tre carabinieri (due in servizio a Bra e un terzo a Villa San Giovanni, in Calabria), due agenti di Polizia penitenziaria del carcere di Saluzzo e un impiegato nella pubblica amministrazione. Ai militari erano contestate a vario titolo le accuse di favoreggiamento e rivelazione di segreti d’ufficio aggravati dall’agevolazione mafiosa, alle guardie carcerarie la corruzione sempre con aggravante mafiosa.
Nell’inchiesta era entrato in un primo tempo l’assessore braidese del Partito Democratico Massimo Borrelli, indagato per voto di scambio e poi prosciolto a seguito dell’archiviazione disposta dalla Procura (l’esponente politico si era dimesso dopo essere stato raggiunto dall’avviso di garanzia).
Per i due fratelli, il 67enne Salvatore e il 58enne Vincenzo, gestori di vari bar e locali pubblici nella città della Zizzola, i pubblici ministeri Dionigi Tibone e Paolo Cappelli avevano chiesto la pena di 28 anni. È stato invece assolto da ogni imputazione un terzo fratello, Carmelo Luppino. I Luppino dovranno risarcire il Comune di Bra con 8 mila euro e la Regione Piemonte con 5 mila euro. Insieme ai capi della “locale” sono stati condannati venerdì scorso, da un collegio costituito da tre giudici under 35, anche Giuseppe Sganga (undici anni) e i carabinieri “infedeli” Gerardo Infante (un anno e sei mesi) e Vincenzo Gatto (4 mesi).
a.c.
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