Accusa un finanziere di averlo minacciato con un’arma e picchiato. Lui: “Mi sono difeso”
La denuncia di un 40enne di Vignolo ha portato a processo l’agente. La zuffa era nata da una lite sui cani: “Avevo con me la pistola, ma non l’ho puntata”Nega di aver mai estratto la pistola per puntarla contro l’uomo con cui stava litigando il finanziere M.V., a processo per minacce e lesioni aggravate.
A denunciarlo è stato un 40enne di Vignolo, consigliere comunale del paese, il quale sostiene che il 53enne lo abbia minacciato con un’arma prima di malmenarlo. La lite, risalente al dicembre del 2018, era nata da una banale discussione riguardante i cani di proprietà di M.V.: il finanziere li aveva lasciati liberi in un prato nei pressi di casa sua e gli animali si erano avvicinati a una signora anziana che si trovava a passeggio insieme alla nipotina e al suo cane.
La donna, madre del presunto aggredito, sostiene di essere stata offesa solo per aver invitato M.V. a tenere al guinzaglio i suoi cani: “Ha cominciato a dirmi che ero una cafona e una schizofrenica e dovevo farmi curare in psichiatria”. Circostanza smentita dall’imputato, il quale afferma di essere stato lui a venire ingiuriato: “Le ho solo detto che non mi sembrava il caso di urlare in questo modo. Non le ho mai dato della pazza”. Sentito il racconto della madre a casa, i due figli della signora si erano recati sul luogo della lite per avere un chiarimento con M.V., che conoscevano di vista. L’autore della denuncia sostiene che l’uomo abbia subito reagito alla loro richiesta di spiegazioni in maniera violenta. Versione confermata dal fratello: “Si è avvicinato con aria intimidatoria e ha insultato nostra madre. L’ho visto estrarre una pistola e scarrellarla, puntandola contro mio fratello. Lui non si è fatto intimidire e l’uomo l’ha poggiata sul davanzale, poi gli ha mollato un pugno sul naso”.
L’imputato, sentito in esame nell’ultima udienza, ha ammesso di aver avuto con sé la pistola d’ordinanza ma ha dato una versione molto diversa sull’accaduto: “Ero uscito di casa perché ho visto una macchina che non conoscevo e c’erano state diverse segnalazioni di furti in zona. Il guidatore è sceso, mi è venuto incontro con fare nervoso e ha cominciato a spingermi: temendo che la pistola potesse cadermi dai pantaloni l’ho poggiata sul davanzale. Lui mi ha colpito con una ginocchiata e abbiamo incominciato ad azzuffarci”. La versione è avvalorata dalla testimonianza di una vicina dell’imputato: “Ho sentito delle grida dalla strada e mi sono affacciata: c’erano due persone, M.V. e un altro uomo, con un altro ragazzo più distanziato. Sembrava stesse per iniziare una lite violenta, M.V. veniva anche spinto. A un certo punto l’ho visto appoggiare la pistola e posarla sul davanzale, senza puntarla”.
Al termine del parapiglia la presunta vittima dell’aggressione aveva accusato una lussazione della spalla ed era rimasto ad attendere i carabinieri. Nel frattempo, sulla scena erano sopraggiunte sua madre, la moglie di M.V. e una vicina che avevano cercato di placare gli animi. Anche l’imputato ha riportato alcune lesioni di poco conto, refertate in ospedale. Prima che le cose degenerassero, ha sostenuto, si era qualificato come finanziere: “Non lascio mai la pistola d’ordinanza a casa perché subirei conseguenze disciplinari se me la rubassero. Quel giorno l’avevo portata con me anche prima, durante un’escursione con la mia famiglia”.
Nella prossima udienza, il 21 settembre, si svolgerà l’esame di un consulente tecnico di parte civile prima della conclusione dell’istruttoria.
a.c.
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