Arrabbiato per la multa, voleva denunciare i poliziotti dai carabinieri. Ora a processo c’è lui
Il giovane cuneese ha dato in escandescenze perché in caserma gli avevano risposto di presentarsi all’indomani: insulti e minacce al piantone e a una pattugliaPartito per denunciare un presunto sopruso subito dalla polizia, si è invece ritrovato lui a processo per minaccia, resistenza e oltraggio ai carabinieri. Il protagonista della bizzarra vicenda è un giovane pregiudicato cuneese, M.A., per il quale il pubblico ministero ha chiesto la condanna a un anno di carcere.
Nel settembre del 2020 il ragazzo si era presentato presso la caserma “Gonzaga” di corso Soleri, sede del comando provinciale dei Carabinieri, con l’intenzione di denunciare quanto accaduto nella stessa serata. Durante un controllo in un bar, M.A. era stato multato da due poliziotti perché non indossava la mascherina. Secondo quanto raccontato dal piantone della caserma, l’appuntato scelto q.s. Walter Gastaldi, si lamentava perché a suo dire gli agenti che lo avevano sanzionato erano a loro volta senza mascherina. Poiché erano già le undici di sera e gli uffici erano chiusi, il piantone lo aveva invitato a ripresentarsi l’indomani mattina per formalizzare l’atto: “A quell’ora non era possibile prendere la denuncia” ha spiegato. Il giovane aveva reagito arrabbiandosi e scagliandosi con manate e testate contro il citofono della caserma: “Diceva che dovevo aprirgli e che stavo rubando lo stipendio”.
Visto lo stato di alterazione del soggetto, l’appuntato aveva chiesto l’intervento di una pattuglia in servizio esterno. Quando i colleghi erano arrivati, M.A. si era rivolto a loro dicendo tra l’altro “come c... funziona? Voi siete senza mascherina e noi la dobbiamo usare?”. Il brigadiere Lorenzo Terzi, capopattuglia, ha spiegato che in realtà anche lui e il collega avevano indosso i dispositivi di protezione. Il giovane appariva molto agitato e inveiva contro di loro anche perché, scendendo dalla gazzella, avevano sfoderato i manganelli in dotazione: “Alla richiesta di fornire i documenti - racconta il brigadiere Terzi - si è invece allontanato, fino alla rotonda di largo De Amicis. Nel frattempo continuava a proferire insulti indicibili e minacce di morte”. I carabinieri lo avevano seguito, riconoscendolo perché già noto per i suoi precedenti, finché M.A. si era allontanato in direzione opposta.
Poiché alla scena avrebbe assistito un gruppo di ragazzi di passaggio, all’imputato è stato contestato anche l’oltraggio a pubblico ufficiale. Il giudice tuttavia vuole accertare se davvero i passanti abbiano udito gli insulti ai carabinieri, condizione indispensabile perché si configuri quel tipo di reato. Per questa ragione il processo è stato rinviato al prossimo 5 ottobre. Nel frattempo il pubblico ministero Raffaele Delpui ha rassegnato le sue conclusioni, chiedendo la condanna per tutti i quattro capi d’imputazione: oltre alla minaccia a incaricato di pubblico servizio, alla resistenza e all’oltraggio è contestato anche il rifiuto di fornire le generalità. Per l’imputato, già condannato per tentato furto e per ricettazione, è stata chiesta la revoca della sospensione condizionale concessa in due precedenti occasioni.
L’avvocato Giulia Dadone ha domandato per contro l’assoluzione da tutti i reati: “Il soggetto si era recato in caserma perché si riteneva vittima di un sopruso. Ha dichiarato le proprie generalità quando ha telefonato per sporgere denuncia e inoltre, seppur alterato e non lucido, ha sempre mantenuto una distanza fisica rispetto agli operanti che erano scesi già con il manganello in mano”.
a.c.
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