Assolti i vertici della cooperativa Valentina, non ci fu truffa sulle prestazioni ai disabili
Asl e Consorzio Socio Assistenziale si erano costituiti contro la casa-famiglia di Caraglio. Secondo la Procura aveva fatturato ore di assistenza mai prestateSi chiude con un’assoluzione la vicenda giudiziaria che aveva opposto in tribunale la cooperativa Valentina di Caraglio e due enti pubblici, l’Asl Cn1 e il Consorzio Socio Assistenziale del Cuneese, che avevano contestato una truffa da oltre 100mila euro alla casa famiglia attiva dal 1998.
Per l’ipotesi di truffa i giudici hanno assolto i tre imputati, il presidente della cooperativa P.L.G. e le amministratrici R.R. e C.S., con la formula piena. L’accusa di infedeltà patrimoniale è risultata improcedibile per intervenuta prescrizione, mentre in un caso la querela presentata era tardiva. “Sono state pagate ore che non avrebbero potuto essere effettuate, sulla base della forza lavoro e del tempo” aveva sostenuto il sostituto procuratore Alberto Braghin, riferendosi alle prestazioni fornite ad Asl e Consorzio in un periodo compreso tra il febbraio 2017 e il dicembre 2020.
Una conclusione basata sui riscontri forniti dalla Guardia di Finanza, che aveva verificato il monte ore dei dipendenti in rapporto alla presenza effettiva di operatori sociosanitari ed educatori. Al centro delle accuse le cosiddette “ore individualizzanti”, cioè quelle che oss ed educatori avrebbero dovuto destinare a percorsi dedicati ai singoli ospiti. Solo una delle ospiti, sostenevano la Procura e le parti civili, avrebbe ricevuto - in parte - le prestazioni aggiuntive dovute e pagate. Un’ulteriore presunta irregolarità riguardava la gestione dell’immobile in cui ha sede la casa famiglia, acquistato dalla cooperativa ma poi affittato tramite una società riconducibile al presidente, per la somma di 4mila euro mensili. Spese che, secondo la prospettazione accusatoria, avrebbero distolto risorse alla gestione ordinaria.
La difesa aveva rilevato come, a fronte delle asserite inadempienze, né l’Asl né il Consorzio avessero cancellato la convenzione con la “Valentina”. Il nodo, secondo il legale degli imputati Aldo Pellegrino, stava nella corretta definizione delle “ore individualizzanti”: per uno degli ospiti, ad esempio, si trattava in realtà di assicurare che il disabile non perdesse la propria cerchia amicale. È emerso in modo incontrovertibile, ammette la difesa, “che tanti ospiti affetti da maggiore disabilità necessitavano di prestazioni maggiori per l’attività quotidiana, ma non è possibile farne un’esatta quantificazione perché dipendeva da giorno a giorno e da situazione a situazione. Proprio per questo la commissione verificava il progetto e non le ore nei singoli giorni”. In ogni caso, aggiunge ancora il legale, “sarebbe strano che questa macroscopica truffa da 100mila euro fosse sempre sfuggita agli organi dell’Asl: nel periodo in contestazione abbiamo avuto due ispezioni dalla commissione di vigilanza”. Ispezioni “vere”, si precisa, svolte a sorpresa e non limitate a qualche breve intervista con i dipendenti.
Le richieste di risarcimento ammontavano a 72mila euro per i soli danni patrimoniali da parte dell’Asl e 44mila euro dal Consorzio Socio Assistenziale, più una liquidazione del danno chiesta dalla parte civile privata, ovvero un ex socio lavoratore che fece partire l’inchiesta con la sua denuncia. La difesa aveva respinto le pretese chiedendo anche di sanzionare i due enti pubblici per la loro scelta di costituirsi in giudizio, costringendoli al pagamento delle spese legali. Una richiesta che i giudici non hanno accolto.
Andrea Cascioli
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