Autista morì investito sul piazzale della Michelin di Ronchi: l’azienda non è responsabile
Il tribunale ha assolto con formula piena l’allora direttore dello stabilimento e un dirigente. Erano chiamati a rispondere della morte di un camionista 62enneNessuna responsabilità dei dirigenti della Michelin nell’investimento mortale dell’autista Salvatore Migliore. Lo ha stabilito stamani il tribunale di Cuneo assolvendo con formula piena l’allora direttore dello stabilimento di Ronchi e attuale amministratore delegato della multinazionale in Italia, S.M., e l’ingegner G.C. che svolgeva funzioni di responsabile della manutenzione interna.
Il 62enne Salvatore Migliore, camionista originario di Pisa e dipendente di un fornitore esterno, era stato investito da un tir in manovra il 7 marzo 2016. Insieme a un collega si era recato a prendere un caffè nel punto ristoro sul piazzale di scarico e si accingeva a tornare verso il suo camion, quando uno Scania guidato da un autista polacco lo aveva travolto e trascinato per otto metri: sarebbe deceduto il giorno seguente al CTO di Torino. Dai rilievi è emerso come sia l’investitore che la sfortunata vittima avessero commesso evidenti imprudenze. Al camion mancava uno specchietto laterale e un pianale collocato sul cruscotto limitava in parte la visibilità del conducente. Migliore invece stava percorrendo il piazzale lontano dall’attraversamento pedonale e stando alle testimonianze del collega e di altri presenti si sarebbe distratto guardando il cellulare. L’autista dello Scania e il suo datore di lavoro hanno poi patteggiato una condanna.
La Procura riteneva tuttavia che alcune presunte inadempienze della Michelin avessero concorso a determinare l’incidente. In particolare, all’indomani della tragedia lo Spresal aveva segnalato lo stato di usura delle strisce pedonali sul piazzale e la mancata separazione dei percorsi riservati ai pedoni. Su queste basi il pubblico ministero Carla Longo ha sostenuto l’accusa di omicidio colposo, precisando tuttavia che “l’organizzazione interna di Michelin è tale per cui le condotte contestate non si possono ascrivere direttamente al direttore di stabilimento S.M., in forza della delega che aveva concesso a G.C. sulla manutenzione”. Nessun dubbio sulla dinamica e sulle responsabilità tanto dell’investitore quanto della vittima, ha precisato il sostituto procuratore, nondimeno il rischio di investimento si sarebbe dovuto minimizzare: “G.C. dice che nessuno gli ha segnalato nulla: al momento dell’infortunio era però già in carica da due anni e mezzo e in quel periodo, ammette, non era stato fatto alcun intervento di manutenzione sul piazzale”. Per il solo G.C. la Procura aveva quindi chiesto la condanna a sedici mesi di carcere.
Per la difesa dell’allora responsabile della manutenzione, l’avvocato Daniele Alberi ha ricordato come anche quest’ultimo avesse delegato una persona alla manutenzione di fabbricati e strade interne allo stabilimento: “È chiaro peraltro che la segnaletica fosse visibile. Nessuna norma di legge impone di separare i percorsi pedonali e questo comunque non avrebbe cambiato nulla”. Lo stesso consulente della Procura, ha ricordato il legale, “attribuisce l’incidente a una distrazione del conducente e afferma che le regole prescritte da Michelin fossero ben note, senza menzionare ulteriori responsabilità”. Gli avvocati Alessandro Ferrero e Giovannandrea Anfora, difensori di S.M., hanno a loro volta sottolineato i profili di colpa già emersi: “Migliore era un autista di camion esperto - ha ricordato Ferrero - ed era già stato una settantina di volte in Michelin. C’è stato un deliberato allontanamento dalle strisce da parte sua e un’assoluta negligenza del camionista”. Se la valutazione del rischio da parte di Michelin è stata giudicata corretta, ha ripreso il collega Anfora, “non si comprende perché sia stata contestata una violazione delle norme”.
a.c.
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