Botte a una tredicenne, accuse a fratello e sorella ivoriani
I due, residenti nel Cuneese, avevano registrato falsamente la ragazzina come loro figlia. Nel 2018 l’allontanamento da casa dopo la denuncia della piccolaDevono rispondere di maltrattamenti in famiglia i due cittadini della Costa d’Avorio, un uomo e una donna, accusati di aver picchiato una connazionale di 13 anni che loro stessi avevano fatto entrare in Italia.
La documentazione presentata in Questura e in Prefettura dall’uomo, il 31enne F.K., attestava che la piccola era sua figlia e aveva perciò diritto al ricongiungimento familiare. Tra i due in realtà non ci sarebbe alcun grado di parentela diretta, ma solo un legame acquisito.
Nel gennaio dello scorso anno la giovane era stata medicata in Pronto soccorso per una ferita al cuoio capelluto: lei riferiva di essere caduta e i sanitari che l’avevano visitata avevano optato per il ricovero, dimettendola solo dieci giorni dopo. Dopo un secondo accesso ospedaliero, nel marzo dello stesso anno, è scattata la denuncia e la segnalazione al Tribunale per i minori.
In questa seconda occasione era stata lei stessa a chiamare il 112, dicendo di essere stata aggredita dall’uomo registrato come suo padre. I carabinieri l’avevano soccorsa affidandola in seguito a una coppia residente nello stesso paese del Cuneese in cui la ragazzina viveva e frequentava le scuole medie.
La funzionaria della Prefettura che si occupa delle pratiche per i ricongiungimenti familiari ha confermato di aver ricevuto da F.K. l’istanza: la verifica della parentela è stata fatta in Costa d’Avorio e ha consentito l’ingresso in Italia della giovane nel settembre 2015. Non è stato possibile condurre ulteriori accertamenti, ha spiegato la testimone, perché questi sono di competenza dell’ambasciata.
Il processo è stato rinviato al 31 gennaio 2020 per ascoltare i residui testi di accusa e gli imputati.
a.c.
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