Bottigliate in testa al cliente di un kebab e insulti alla polizia: nei guai un rumeno
L’imputato deve rispondere dell’aggressione a un connazionale e di minaccia e oltraggio a pubblico ufficialeGli agenti della Questura lo avevano trovato a poche centinaia di metri di distanza dal locale, un ristorante kebab nella zona alta di corso Nizza, mentre camminava sotto i portici come se nulla fosse. All’interno del locale c’era invece un altro uomo con il volto coperto di sangue, dopo aver ricevuto una bottigliata in faccia.
Il cittadino rumeno A.C. si trova ora a rispondere, oltre che di lesioni aggravate per l’episodio verificatosi la sera del 1 novembre 2017, anche dei reati di minaccia e oltraggio a pubblico ufficiale. Fin dal momento del fermo infatti aveva preso a urlare insulti e improperi agli operatori di polizia: “Ce l’aveva soprattutto col fatto che a suo dire lo fermavamo troppo spesso, perché in effetti è un frequentatore abituale di locali ‘attenzionati’ in quell’area di Cuneo” racconta uno di loro.
Stando alle testimonianze di alcuni presenti raccolte dai poliziotti, sembrerebbe che l’aggressione del rumeno nei confronti di un suo connazionale sia scaturita da un futile motivo: forse un complimento di troppo di A.C. alla cameriera, cugina dell’aggredito. “Era con un gruppo di cinque o sei persone, già abbastanza ubriache” ricorda il titolare del ristorante kebab, aggiungendo “io gli avevo chiesto di non fare troppo chiasso, ma non so per quale motivo abbia litigato con l’altro rumeno. Anche la cameriera era molto spaventata, dopo un paio di giorni ha smesso di lavorare nel mio locale”.
Secondo quanto aveva dichiarato in prima battuta la vittima, non pago di avergli rotto una bottiglia di birra in testa l’imputato lo avrebbe anche inseguito nel bagno continuando a picchiarlo. Solo la decisione del gestore di avvisare le forze dell’ordine lo aveva convinto a desistere e ad allontanarsi. Contro di lui l’aggredito non ha comunque voluto sporgere querela: “Lo ha riconosciuto in Questura ma non ha voluto denunciarlo perché aveva paura delle ripercussioni” riferiscono gli agenti, secondo i quali anche gli altri testimoni apparivano intimoriti dall’uomo e per questo si era cercato subito di separarli.
In Questura avrebbe continuato a cercare lo scontro anche fisico con i poliziotti e a provocarli con gesti, insulti e minacce come “quando vi rivedo per strada ve la faccio pagare” o “la prossima volta vi smonto”. Un atteggiamento che aveva infine indotto gli agenti a rinchiuderlo in camera di sicurezza, sorvegliato a vista per scongiurare atteggiamenti autolesionisti: “In cella continuava a urlare e picchiare la testa, ha anche accusato un malore per cui abbiamo chiesto l’intervento del 118 che però non ha riscontrato nulla”.
Il prossimo 24 settembre il giudice chiuderà l’istruttoria a suo carico.
a.c.
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