Bruciò l’alloggio per vendicarsi della ex fidanzata: condannato a quattro mesi
I Vigili del Fuoco erano intervenuti per estinguere un rogo doloso in via Castelmagno, a Confreria. Una ripicca per la convivenza finita male, secondo l’accusaUn rogo per liberarsi dei ricordi di una convivenza finita male. O meglio per un’assurda ripicca contro la ex fidanzata, con la quale l’uomo aveva condiviso quell’alloggio a Confreria fino a pochi giorni prima.
Questo secondo gli inquirenti sarebbe stato il movente di B.D., condannato per l’incendio dell’abitazione che occupava come inquilino in via Castelmagno. Contro l’imputato si era costituita come parte civile la proprietaria dell’appartamento, all’interno del quale i Vigili del Fuoco erano intervenuti per estinguere le fiamme nella tarda serata del 5 aprile 2018.
Un particolare rilevante è il fatto che la porta blindata, sebbene annerita dal fumo, non presentasse alcun segno di scasso. I due principi d’incendio, poi, si erano sviluppati dai materassi in due stanze non collegate fra loro, circostanza che secondo i pompieri faceva presumere il dolo anche in considerazione del fatto che non c’era nessuna fonte di innesco naturale nei paraggi. Dalle successive indagini dei Carabinieri era emerso che subito prima delle 22 il cellulare di B.D. agganciava una cella telefonica nei paraggi.
Tutti questi elementi sono stati ricordati dal pubblico ministero Luigi Dentis nel corso della sua requisitoria, conclusasi con la richiesta di condanna a due anni: “Chi ha provocato l’incendio certamente aveva le chiavi di casa, perché i vigili ci dicono che la porta era chiusa e priva di segni di scasso. D’altra parte - ha aggiunto il procuratore - l’unica persona che poteva avere motivo di appiccare l’incendio è l’imputato, perché i beni distrutti erano di proprietà della ex compagna da cui si era separato alcuni giorni prima”.
L’accusa ha respinto quella che il difensore, l’avvocato Antonio Tripodi, indicava come una credibile alternativa investigativa: secondo la testimonianza di un vicino due persone avrebbero disceso le scale parlando fra loro in rumeno, poco prima che gli inquilini dessero l’allarme. “Il teste non ha confermato questa circostanza in aula - ha obiettato Dentis - e sarebbe del resto poco compatibile con i tempi di propagazione dell’incendio ipotizzati dai Vigili del Fuoco. Nemmeno sono emersi in istruttoria elementi a sostegno di questa pista”.
Il giudice Elisabetta Meinardi ha ritenuto credibile la tesi prospettata dalla Procura e ha condannato B.D. a quattro mesi di reclusione e a liquidare i danni in separato giudizio alla ex padrona di casa.
a.c.
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