Caraglio, botte alla moglie per le scenate di gelosia
Un’italiana accusa il compagno nordafricano di averla picchiata più volte: ‘Litigavamo perché tutte le donne lo guardano. E a lui piace mettermi le mani addosso’“Sono una persona gelosissima” ammette D.V. nell’aula del tribunale di Cuneo. Ma questo, aggiunge, non giustifica il comportamento di suo marito: “A lui piace mettermi le mani addosso, non capisce che la legge vale qui come in Tunisia: non si toccano le donne”.
I due vivono tuttora insieme a Caraglio anche se si stanno separando. Era già avvenuto una prima volta, ma dopo si erano riconciliati. Questa volta, però, c’è qualcosa di più, ed è qualcosa per cui W.B., cittadino tunisino con precedenti penali, si trova a processo per lesioni personali aggravate.
Due gli episodi oggetto delle imputazioni, avvenuti a un paio di giorni di distanza l’uno dall’altro nel maggio 2016. In un’occasione l’uomo avrebbe dato un pestone alla moglie mentre stavano rifacendo il letto, procurandole la frattura di due falangi del piede destro. La seconda volta invece si trovavano in cortile e stavano sistemando alcuni vasi di fiori in cemento: qui il nordafricano avrebbe intenzionalmente schiacciato un dito alla compagna tra due vasi, e poi l’avrebbe fatta cadere procurandole lesioni alla schiena.
A detta di lei, di questa seconda aggressione sarebbe stata testimone la ex cognata, sua vicina di casa, ma i rapporti tra le due sono molto tesi. C’è qualche problema in famiglia anche con la figlia che la donna ha avuto da un precedente matrimonio: quest’ultima non metterebbe piede in casa “perché non vuole vedere l’uomo che mette le mani addosso alla madre”. “Ogni volta succedeva qualcosa - ha affermato D.V. - ma quando mi sono fatta male alla schiena ho voluto fare la denuncia: mi hanno dato quasi un mese di prognosi”. La donna dice di aver cercato più volte di perdonare il marito perché cambiasse atteggiamento, ma nemmeno l’esperienza carceraria dell’uomo sarebbe bastata a redimerlo.
Ben diversa la versione fornita dall’imputato, il cui difensore Paolo Simondi ha ricordato che una settimana prima dei due violenti litigi D.V. aveva già presentato alla sua dottoressa la richiesta di effettuare radiografie sia al piede destro che alla mano destra, come documentato dai certificati medici. Le lesioni, in sostanza, non sarebbero l’effetto di un pestaggio, o comunque non di quelli per cui lei aveva prima presentato e poi ritirato una querela contro il compagno.
La gelosia morbosa della signora, secondo la tesi difensiva, spiegherebbe queste ed altre incongruenze. Come il fatto che ancora in questi giorni avrebbe preteso che suo marito, che deve recarsi in ospedale per alcuni esami, lasciasse ai sanitari il numero di cellulare di lei, in modo da evitare possibili liason con dottoresse e infermiere. Su questo punto, del resto, la testimonianza della parte offesa offre non pochi appigli: “Le discussioni si sono sempre accese a causa delle donne. Non posso uscire con lui perché tutte lo guardano” conferma la moglie.
Già in Tunisia la gelosia dell’una e la rabbia dell’altro avevano innescato una lite finita con una denuncia: “Un giorno ho visto una donna che civettava con lui e lo toccava facendo le fusa come un gatto. Gliene ho dette quattro, e lui mi ha preso a schiaffi mentre l’altra rideva di me”. Fu la prima di una lunga serie di incomprensioni, sulle quali il prossimo 30 settembre il tribunale ascolterà anche la versione dell’imputato.
a.c.
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