Caso Giordana, le testimonianze non chiariscono il ‘giallo del cane’
L’agricoltore di Entracque fu ritrovato morto, forse assassinato, nel 2017. Tra i misteri su cui si cerca di far luce nel processo c’è la presenza del suo cagnolino in casaProsegue a Cuneo il processo per la morte dell’agricoltore entracquese Angelo Giordana, rinvenuto cadavere nella serata di venerdì 20 gennaio 2017. Il 76enne Giordana viveva solo nella borgata Tetti Dietro Colletto, a pochi chilometri dal paese: erano stati il fratello, la cognata e una nipote a ritrovarne il corpo, dopo essere stati avvisati dai vicini di casa Stefano Giordano e Osvaldo Audisio del fatto che da alcuni giorni l’anziano non dava notizie di sé.
Giordano e Audisio sono ora imputati per il presunto omicidio dell’uomo. L’agricoltore era disteso nudo nell’ingresso della sua abitazione: l’autopsia ha stabilito che fu un assideramento a provocarne il decesso, ma il corpo mostrava segni evidenti di percosse e in vari ambienti circostanti, sia dentro che fuori casa, erano state ritrovate macchie di sangue. L’ipotesi della Procura è che Giordana possa essere stato tramortito, forse con un bastone rinvenuto sul viottolo d’ingresso, e che lo shock dovuto alle basse temperature invernali abbia causato l’assideramento, sopraggiunto quando era ormai rientrato in casa.
Nell’udienza odierna davanti alla Corte d’Assise sono stati ascoltati gli ultimi testimoni dell’accusa. I familiari di Osvaldo Audisio, uno dei due imputati, hanno ricostruito i vari passaggi delle indagini: “Tra Giordana e i miei genitori c’era stato forse un battibecco per una questione di confini, anni prima. Ma nulla di eclatante” ha riferito il figlio maggiore di Audisio. Nemmeno i parenti di Giordana, del resto, hanno descritto particolari tensioni con gli Audisio. Ben diversi invece erano i rapporti tra il defunto e il vicino Stefano Giordano, costellati di dispetti e denunce: il 76enne ne aveva presentate diverse per lesioni e minacce tra il 2004 e il 2010, ma anche l’altro l’aveva querelato in un’occasione.
A pesare sulla posizione di Audisio come indagato sarebbero stati invece altri elementi. Cominciando dal ritrovamento di due piatti di colore blu nella cucina di famiglia: Giordana avrebbe avuto un servizio identico, di cui aveva lamentato la sparizione. “Il maresciallo dei carabinieri che aveva effettuato la perquisizione era uscito dalla cucina dicendoci ‘siete spacciati, siete spacciati’, alla presenza dei nostri avvocati” ha raccontato il figlio di Audisio, aggiungendo di essere rimasto allibito di fronte a quell’atteggiamento da parte di un uomo in divisa: “Già in precedenza aveva dato segni di insofferenza, mentre aspettavamo l’arrivo dell’avvocatessa Quaranta. Mi disse ‘tanto i soldi per l’avvocato sono sprecati, da domani sarete tutti indagati’”. Assieme ai piatti erano stati sequestrati anche una maglietta e alcuni asciugamani sporchi di sangue, che risulteranno tuttavia ininfluenti nelle indagini.
Un altro grosso interrogativo nel caso ruota attorno alla presenza di un cane sulla possibile scena del delitto: Rocky, il cagnolino di Giordana, era stato udito abbaiare dai vicini nei tre giorni che intercorrono tra l’ultima telefonata fatta dall’agricoltore e il ritrovamento del cadavere. Eppure non c’è traccia di feci o urine in nessuna stanza della casa. Possibile che il cane fosse riuscito a uscire? E perché, se così è, tutte le porte dell’abitazione vennero ritrovate chiuse la sera della scoperta del corpo?
La testimonianza del veterinario che visitò l’animale pochi giorni dopo non ha consentito di formulare una risposta definitiva: a detta del medico, è comunque inverosimile che il cane sia potuto rimanere chiuso in casa per più di un giorno senza espletare i suoi bisogni. È dunque un altro dei piccoli misteri attorno a quello ben più grande che ha riguardato la morte di un uomo e da cui ora dipende la vita di altri due.
Il processo è stato aggiornato al prossimo 22 novembre. In aula sarà il turno di periti e medici legali.
Andrea Cascioli
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