Caso Giordana, qualcuno cancellò le impronte dalla porta dell’abitazione?
L’assenza di tracce di Dna è uno dei particolari che non tornano nel giallo di Entracque. Per il presunto omicidio dell’agricoltore 76enne sono alla sbarra due vicini di casaQualcuno potrebbe aver cancellato le impronte sulla porta dell’abitazione di Angelo Giordana, l’agricoltore di Entracque trovato morto la sera del 20 gennaio 2017: questa è l’ipotesi avanzata dal dottor Paolo Garofano nel corso del processo che vede imputati due vicini di casa del 76enne, Stefano Giordano e Osvaldo Audisio.
Angelo Giordana, unico abitante della borgata Tetti Dietro Colletto insieme allo stesso Giordano, venne ritrovato nudo, in posizione supina, disteso sul pavimento di casa sua. La causa della morte è un assideramento, ma il sospetto è che la tragica fine dell’uomo sia stata provocata in maniera indiretta da un pestaggio. L’anziano sarebbe stato tramortito all’esterno della sua abitazione, e lo shock provocato dalle basse temperature invernali ne avrebbe causato il successivo assideramento, sopraggiunto quando era ormai rientrato in casa.
Garofano, direttore del laboratorio di analisi forense del CAD di Orbassano, fu incaricato dagli inquirenti di eseguire i rilievi scientifici sulla scena del possibile delitto: “Un lavoro enorme portato avanti per quasi cinque mesi, analizzando circa 3600 porzioni di Dna” ha spiegato in aula davanti alla Corte d’Assise. In quella scena del crimine ‘allargata’, con tracce di sangue ritrovate dentro e fuori l’abitazione di Giordana, alcuni particolari hanno attirato l’attenzione dell’esperto forense. A cominciare dalla porta dietro alla quale era stato ritrovato il cadavere: “L’analisi genetica sul pomello della porta di casa non ha dato risultati e questo è strano: è come se non l’avesse mai toccato nessuno. Non c’è nemmeno il Dna del morto, perciò si può ipotizzare che la maniglia sia stata pulita”.
Da chi e quando, però, sembra impossibile stabilirlo. L’unico profilo singolo infatti è quello del defunto, e sono ben poche anche le tracce miste, cioè quelle in cui si confondono le impronte genetiche di più persone. La più singolare tra queste, secondo Garofano, è quella rinvenuta sulla linguetta della cintura che Giordana indossava prima di spogliarsi: “È come se qualcuno lo avesse afferrato per la cinta”. Altre tracce miste sono state trovate su un rubinetto all’esterno dell’abitazione e sul bastone che potrebbe essere stato utilizzato per colpire l’anziano. Qui le tracce ematiche erano estese su tutta la circonferenza e risultavano di colore rosso vivo, segno che potevano essere più recenti di altre: le altre impronte, tuttavia, non combaciano con nessuno dei campioni rilevati.
Anche il dottor Garofano è stato colpito da un particolare che aveva attirato l’attenzione di altri testimoni, a partire dai parenti che ritrovarono il corpo dell’uomo: lo straordinario disordine della stanza d’ingresso, contrapposto al rigore degli altri ambienti in cui l’agricoltore viveva. Un disordine che sembrava ‘voluto’. Ma è verosimile che qualcuno potesse mettere a soqquadro l’intera stanza senza lasciare segni del suo passaggio? Per il medico forense, non è affatto un’eventualità da escludere: molte tracce di Dna infatti sono troppo labili per essere rilevate, ed è altresì impossibile datare le macchie di sangue sia pur in modo approssimativo.
Altri interrogativi emergono dalle videocamere che avevano registrato gli spostamenti dei due vicini di casa di Giordana. Si sa che l’uomo era vivo almeno fino alla mattina di martedì 17 gennaio, quando telefonò per l’ultima volta alla cognata. Nei quasi quattro giorni che separano l’ultima chiamata dal ritrovamento del corpo, per ben tre volte Giordano e Audisio lasciano Tetti Dietro Colletto quasi nello stesso momento, ciascuno sulla propria auto: succede nel tardo pomeriggio del 17, del 18 e del 20, più o meno alla stessa ora. I passaggi avvengono tutte e tre le volte a distanze cronologiche inferiori ai dieci minuti. Eppure tra i due imputati non ci sono contatti telefonici diretti nel periodo successivo al ritrovamento del corpo. Ci sono invece diverse conversazioni, soprattutto tra Giordano e le sue sorelle, dalle quali emerge una costante attenzione per l’andamento delle indagini: “Comunque è proprio morto come un cane” dice in una di queste l’interlocutrice, alla quale Giordano risponde “purtroppo se l’è cercata”.
Sono giudizi emblematici del difficile rapporto tra i due, costellato di dispetti e denunce. Il 76enne ne aveva presentate diverse per lesioni e minacce tra il 2004 e il 2010, ma anche l’altro l’aveva querelato in un’occasione: “Non si parlavano più da anni, ognuno faceva la sua vita” conferma Lucetta, la sorella di Giordano. A lei, in particolare, il fratello aveva chiesto conto delle notizie riportate dagli organi di stampa in merito ai graffi sul corpo del suo vicino: è un elemento importante, perché secondo l’accusa confermerebbe che Giordano aveva visto il cadavere prima del ritrovamento ‘ufficiale’. Nella scorsa udienza, l’ex fidanzata dell’uomo aveva dato credito a questa ipotesi, affermando “Stefano mi ha detto di aver visto il corpo di Angelo riverso in terra, non so se nella sua interezza o solo parzialmente”.
Una versione che la sorella invece smentisce in modo categorico: “Non l’ho mai sentita dire che Stefano le avesse confidato di aver visto il corpo. Lui non lo vide più né vivo né morto, venne a sapere dei graffi dalla cognata di Giordana che lo aveva ritrovato quella sera”.
Con la prossima udienza, l’8 novembre, si completerà l’elenco dei testimoni della Procura.
Andrea Cascioli
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