Chiede a un conoscente di fargli vedere l’orologio e glielo ruba. Condannato un salernitano
Da una normale passeggiata in via Roma è scaturito un furto. L’amarezza del derubato: “Ci incontravamo sempre ai mercatini, sono stato ingenuo”Derubato da un conoscente, se non proprio un amico, in una maniera quasi incredibile. È la disavventura che un cuneese ha raccontato stamane al giudice, spiegando come sia accaduto che da una normale passeggiata serale in via Roma si sia arrivati alle aule di tribunale.
I protagonisti della vicenda, risalente all’estate del 2021, sono due collezionisti di orologi, frequentatori assidui dei mercatini di antiquariato e oggettistica. Proprio da questa comune passione era nata la loro conoscenza: “Ci vedevamo quasi tutte le domeniche, mi aveva anche presentato la famiglia” conferma la vittima. Questo, almeno, fino a una sera di luglio dello scorso anno: quella sera A.B. aveva invitato il “collega” a visionare alcuni orologi che pensava gli sarebbero potuti interessare. Ci sarebbe stato anche un suo amico, disse, interessato a un pezzo in particolare: “Mi aveva già chiesto più volte se volessi vendere il mio Panerai, l’orologio che portavo sempre al polso. Io gli avevo risposto di no perché era un ricordo di famiglia, acquistato in memoria di mio padre”.
Quella sera, comunque, aveva accettato l’incontro, anche perché incuriosito dagli orologi proposti. L’appuntamento, fissato in piazza Europa, era stato spostato in corso Soleri e da lì all’imbocco di via Roma, davanti al bar 800: “A.B. continuava a telefonare al fantomatico amico, non so se fingesse. Arrivati in via Roma mi ha chiesto di dargli l’orologio per poterglielo mostrare, non so nemmeno perché l’ho fatto”. Approfittando della calca sulla “via maestra” - era uno dei giovedì dei negozi aperti - l’altro uomo aveva cominciato ad allontanarsi sotto i portici, seminando presto il malcapitato proprietario dell’orologio: “L’ho chiamato una prima volta, dopo averlo perso di vista: sentivo il trambusto di via Roma, ma lui non parlava. Dopo l’ho richiamato una ventina di volte ma non ha più risposto”. Nemmeno una pattuglia della polizia, intervenuta poco dopo, avrebbe avuto maggior fortuna nel tentativo di contattare la persona.
In seguito lo stesso A.B. era tornato a farsi vivo dopo aver subito perquisizioni nell’abitazione di Villanova Mondovì e presso la sua casa di famiglia a Salerno: “Mi ha chiamato nella prima metà di agosto, per insultarmi e accusarmi di avergli mandato i carabinieri a casa. Mi intimava di ritirare la denuncia”. Il derubato ha espresso tutto il suo rammarico per l’ingenuità dimostrata: oltre al valore affettivo c’è da considerare quello monetario, poiché l’oggetto era stato acquistato vent’anni fa per 3700 euro e oggi - secondo le stime correnti - potrebbe valerne cinque o seimila. Per il salernitano, incensurato, il pubblico ministero aveva chiesto la condanna a sei mesi di reclusione e 300 euro di multa. La difesa ha bollato come “non credibile” la dinamica del furto raccontato dalla persona offesa, anche alla luce delle successive perquisizioni con esito negativo. L’imputato, si è fatto notare, “sta attraversando problemi personali perché voleva candidarsi come guardia giurata ma con questo processo in corso non è possibile”.
Il giudice Sandro Cavallo all’esito dell’istruttoria lo ha ritenuto colpevole del furto, condannandolo a due anni di reclusione e a una multa di mille euro.
a.c.
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