Chiese il reddito di cittadinanza mentre aveva lâobbligo di firma, il tribunale lo assolve
Lâivoriano, finito agli arresti nellâinchiesta per caporalato sulla cooperativa Salimo, aveva presentato domanda in un Caf di CuneoAveva compilato il modulo di richiesta del reddito di cittadinanza in un Caf cuneese, dichiarando però di non essere sottoposto a misure cautelari: un falso, dal momento che proprio in quel periodo era sottoposto allâobbligo di firma, dopo essere stato arrestato e scarcerato.
Il tribunale ha comunque ritenuto che A.T., cittadino ivoriano residente a Cuneo, abbia agito in buona fede, senza comprendere il senso di quella dichiarazione. In aula ha deposto la responsabile dellâUnione Inquilini, presso il cui sportello lâuomo aveva presentato la sua richiesta: âLâho seguito per una pratica Isee che andava allegata alla domanda per il reddito. Ricordo di avergli chiesto se fosse sottoposto a misure ma lui non si è spiegato bene e non ho indagato piĂš di tantoâ. La moglie dellâimputato, in Italia dal 2012, ha confermato di essere a conoscenza della domanda presentata da suo marito, ma ha anche aggiunto che questâultimo non è abituato a esprimersi in italiano.
Modesta, in ogni caso, lâentitĂ del beneficio percepito prima che la Guardia di Finanza segnalasse lâirregolaritĂ allâInps: appena 150 euro, giĂ risarciti. I finanzieri, al momento del controllo, non erano riusciti a parlare con lui, che era rientrato in patria per un periodo. In precedenza era stato arrestato nellâambito dellâinchiesta sulla cooperativa Salimo, sulla quale pendevano accuse di caporalato: lâindagine è tuttora in corso. âIndipendentemente dalla cifra, rilevante è il fatto di aver dichiarato il falso per ottenere benefici non dovutiâ ha osservato il pubblico ministero Anna Maria Clemente, chiedendo una condanna a un anno e sei mesi di reclusione.
Rilevante, a giudizio dellâaccusa, il lungo periodo di permanenza in Italia dellâimputato: âCi si chiede se davvero in tutto questo tempo non abbia imparato lâitaliano, anche perchĂŠ i coniugi hanno compreso bene lâopportunitĂ rappresentata dal reddito di cittadinanzaâ. Per lâavvocato Sara Ambrassa, al contrario, a pesare sarebbe stata lâincapacitĂ di comprendere il modulo prestampato: âLâespressione âmisure cautelari personaliâ è di difficile comprensione anche per chi non sia stranieroâ ha affermato il legale dellâimputato, sostenendo che il reato non si configurasse per assenza delle condizioni soggettive, cioè della volontĂ di dichiarare il falso. Inoltre, ha ricordato il difensore, le condizioni per la concessione del reddito sussistevano dal punto di vista economico.
Il giudice Giovanni Mocci ha accolto la prospettazione difensiva, assolvendo lâimputato perchĂŠ il fatto non costituisce reato.
Andrea Cascioli

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