Condannato per il rogo di una stalla a Caraglio: provocò una strage di pecore e agnelli
Un anno e nove mesi di pena per un uomo di Castelmagno, seminfermo di mente. Al giudice ha detto di aver agito ‘per vendetta’“Ero ubriaco quando ho incendiato quella cascina. Volevo vendicarmi, però non sapevo che lì dentro ci fossero gli animali”: queste sono state in aula le parole di L.M., chiamato a rispondere di incendio, uccisione di animali, occupazione abusiva e danneggiamento per due distinti episodi risalenti al 3 e al 23 novembre 2017.
Il primo e più grave è il rogo di un fienile situato nel comune di Caraglio, lungo via Busca, a duecento metri dal bivio per Paschera San Defendente. Un incendio di vaste proporzioni, che senza l’impiego massiccio di mezzi dei Vigili del Fuoco, accorsi da Cuneo e dai distaccamenti di Dronero, Busca e Morozzo, avrebbe distrutto l’intero complesso. I soccorritori avevano recuperato i corpi carbonizzati di otto pecore e altrettanti agnellini, ospitati nel locale che una famiglia di agricoltori buschesi affittava a un margaro di Roccabruna.
L’azione criminale sarebbe stata rivolta proprio contro quest’ultimo, compagno della madre dell’imputato: “Ero arrabbiato perché quel signore prendeva la pensione di mia mamma” ha spiegato L.M., che in quel periodo occupava in modo saltuario un casotto collocato a ridosso della stalla incendiata. I Carabinieri, primi ad arrivare, l’avevano subito individuato in stato confusionale, con in mano una bottiglia di amaro San Simone: “Gridava in piemontese ‘le bere! Le bere!’ (le pecore, le pecore, NdR) e varie frasi sconnesse, affermando di volersi uccidere” ha ricordato in tribunale il maresciallo capo Antonio Confuorto.
Originario di Castelmagno e già noto alle forze dell’ordine, L.M. è alcolista cronico e seminfermo di mente. Una circostanza che secondo la difesa spiega il suo comportamento anche nel secondo episodio contestato, avvenuto a venti giorni di distanza dal primo. In quell’occasione l’uomo era stato fermato dagli agenti della Questura dopo aver appiccato il fuoco ad alcuni imballaggi all’esterno dell’Open Baladin di piazza Foro Boario, e in seguito a un cestino e un cassonetto.
Secondo il sostituto procuratore Marinella Pittaluga, che aveva chiesto la condanna a due anni e otto mesi di reclusione, il fatto che L.M. occupasse parte della cascina di Caraglio già da un po’ di tempo deve far ritenere che fosse al corrente della presenza di ovini nel fienile. La difesa, al contrario, ha sottolineato il comportamento corretto dell’imputato che fin dall’inizio aveva ammesso le sue responsabilità ma aveva altresì negato di voler provocare la morte degli animali.
Il giudice Massimo Scarabello lo ha condannato a un anno e nove mesi di pena. All’uomo, che si trova al momento in stato di detenzione, verrà applicata la misura della libertà vigilata per un anno dopo che avrà scontato la condanna. Nei confronti della proprietaria della cascina, costituitasi come parte civile, l’imputato dovrà versare 10mila euro di provvisionale e rispondere in separato giudizio per i danni.
a.c.
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